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10 anni di Rashomon: racconti dal backstage

Aneddoti e ricordi di 10 anni di serate, raccontati da chi li ha vissuti, party dopo party

Scritto da La Redazione il 25 febbraio 2016
Aggiornato il 1 marzo 2016

Tradizione cinematografica vuole che i titoli di coda spesso siano accompagnati da scene dal backstage piene di errori: gente che cade o che deve girare una scena 30 volte perché non riesce a smettere di ridere. Succede anche nei club – anzi, succede a maggior ragione nei club man mano che l’alba si avvicina – ma nessuno lo racconta mai. Ci abbiamo provato per i 10 anni del Rashomon, andando a chiedere ad alcuni organizzatori che si sono alternati nella Black Box negli anni di raccontarci un aneddoto speciale legato alla propria serata. Ci sarebbe da scriverne un libro…

LOADED
loaded-rashomonIl 13 Ottobre del 2007 portammo per la prima volta a Roma Jamie Jones. La serata andò per le lunghe e ci ritrovammo nel bel mezzo di un after. Arrivò la polizia a farci visita, tutti noi dello staff ci nascondemmo su al privè mentre Jamie Jones con assoluta calma faceva finta di essere un addetto alle pulizie che spazzava all’interno del locale.

 

KEEP IT YOURS
keep-it-yours-rashomonAbbinare le parole Rashomon e indie rock sembra quasi un ossimoro, ma i seguaci più attenti ricorderanno che tra il 2008 e il 2009 al suo interno ci ha mosso i primi passi Keep It Yours. Quella stagione ci ha regalato un’insolita Black Box, fatta di concerti live e chitarre. La prima data in assoluto fu quella con The Paddingtons: sold out. Da quella prima data ne è passata acqua sotto i ponti: KIY ha lavorato negli anni con diversi altri club, si è evoluta in etichetta discografica, ma i suoi fondatori – Giulio Michelini e Andrea Morello – sono rimasti sempre fedeli al Rashomon. Nel corso degli anni non si contano le band che, finito di suonare, sono state trascinate qui, a chiudere serata sul dance floor. Tra gli altri The xx, Kate Nash, The Big Pink e i Salem… Ah no! I Salem hanno pisciato sul divano di uno dello staff KIY, ma questa è un’altra storia.

 

OTHERS
others-rashomonOthers, più che una volontà, è stata una scelta d’amore. Dopo i fantastici anni di Loaded ci siamo ritrovati a decidere di non mollare il Rashomon, bensì di creare una piccola cooperativa anarchica di amici che si autotassasse ad ogni serata. Un periodo di collettivismo e improvvisazione che spesso ci faceva aprire il locale senza fondo cassa, biglietti per le consumazioni o addirittura staff alla porta. Un gran bel periodo. Una volta arrivò un artista piuttosto quotato di cui non farò il nome (Claro Intelecto). Attendevamo tutti con grande ansia il suo live ma purtroppo il suo laptop andò in crash dopo 5 minuti netti dall’inizio del live. Chiedemmo allora a uno dei nostri resident, di cui non farò il nome, (Valerio!) di mettere qualche disco nell’attesa che l’ospite risolvesse il problema tecnico. Ovviamente il problema tecnico non venne mai risolto, il resident suonò per quattro ore di fila e la guest ricevette milioni di complimenti per il “live maestoso”. Nessuno tra il pubblico si era accorto di nulla.

 

SHE MADE
she-made-rashomonIn occasione di uno dei nostri party carnevale decidemmo, come sempre, tutte insieme il dress code: “Celebrity Night”. Ognuna decise singolarmente quale personaggio famoso interpretare. In consolle suonarono quella notte Ameliée che diventò Amy Winehouse e Aghnes nelle sembianze di Ozzy Osbourne. Il dance floor era pieno di Mia Wallace, gemelle Kessler, Loredana Bertè, Lady Gaga. Una nostra amica, alta 1 metro e 80 senza tacchi, si travestì da Kim Kardashian e per rendere tutto ancora più reale si mise un vestito nero aderentissimo, una parrucca nera con dei tacchi altissimi e al posto del suo sedere mise un enorme cuscino. Arrivando al Rashomon tamponò un signore su via Ostiense, uscì di corsa per chiedere scusa, ma lui appena la vide uscire dalla macchina fuggì a gambe lavate con il paraurti posteriore a terra. Quel cuscino l’ha salvata dallo staccare un assegno dal carrozziere e ha fatto ridere a crepapelle chiunque sia entrato al locale quella sera.

 

TRAINTEK
traintek-rashomon8 marzo 2013, Len Faki saluta in chiusura con The Man With The Red Face di Garnier – scelta tra l’altro che definire inaspettata è riduttivo. A metà traccia si prepara un bicchiere di Jägermeister e inizia a offrire shottini alla prima fila davanti al booth. Il suo mezzo bicchierone di Jäger verrà rinvenuto 3 giorni dopo nel portaoggetti dello sportello destro della mia macchina, grazie alla ricerca della fonte di quel sapore acre che inebriava la tappezzeria. Ne era valsa la pena però.