C’è chi è stato velocissimo e chi ha realizzato progetti più complessi, ma quello che è certo è che dal punto di vista creativo i vari lockdown e limitazioni degli ultimi due anni hanno avuto anche qualche sviluppo positivo – soprattutto nelle scene underground, che come sappiamo sono i luoghi dove avvengono le rivoluzioni. Sviluppi anche positivi non solo in termini di produzione artistica, ma anche in relazione a nuove dinamiche territoriali, attraverso reti di collaborazioni locali e modalità di fruizione meno frugali rispetto al passato e più connesse con un’esperienza sensoriale e concreta, che anche quando è stata digitale ha cercato declinazioni per esplorare le potenzialità della rete guardando avanti (e non indietro). Mentre siamo nel periodo più frenetico e consumistico dell’anno, ci piace l’idea di soffermarci su una giovane, piccola realtà nata a Milano che racchiude in sé molti degli aspetti positivi della messa in pausa rappresentata dall’emergenza dettata dalla pandemia. Della voglia di rallentare, di approfondire pratiche del passato e del presente senza fermarsi alle apparenze e di trovare nuove connessioni tra persone, discipline artistiche e in qualche modo artigianali. Parliamo di Hydrofemme, «progetto indipendente di acque afrodisiache e suoni rilassanti con sede a Milano» e della sua metà sonora Angel Recordings, piccola etichetta discografica che completa uno studio/progetto composito in cui la ricerca botanica incontra quella musicale, la dimensione spirituale si intreccia con una forma moderna di artigianato e di cura del corpo, ma anche di relazioni sul territorio della città, in cui l’esperienza sensoriale «aiuta a nutrire il proprio paesaggio fisico, spirituale e digitale».
Un esperimento che ha molto di quello che di bello e innovativo sta succedendo a livello creativo oltre la superficie della fruizione dozzinale del nostro tempo, in cui diversi tipi di esperienze e realtà artistiche incontrano un rinnovato interesse per la dimensione naturalistica. Una nuova connessione con la realtà interiore ed esteriore dell’essere umano, che rallenta il ritmo senza escludere il mondo digitale, conferendogli – piuttosto – il giusto peso nell’esperienza complessiva, sempre con una rinnovata attenzione alla cura dei dettagli e a una fruizione consapevole in risposta al bombardamento di input e immagini che ha caratterizzato finora il nostro tempo. Incuriositi dalla descrizione sul sito (“Hydrofemme è il prodotto di uno studio più ampio sulla ‘Risonanza dei Sistemi Fluidi’: una ricerca che coinvolge la Danza, la Terapia delle Arti Espressive, l’Attivismo del Piacere e la Musica Lenitiva come porte d’accesso a frequenze vibrazionali più alte di abbondanza, connessione e intimità”), parliamo dei due progetti con i fondatori, Francesca Mariano (in arte Francesca Heart, artista il cui studio si incentra su movimento e suono) e il musicista Seif Gaber aka Polonius (qui anche come Benny Goodman), figure già attive da tempo nella scena underground milanese e italiana.
Abbiamo voluto approfondire le tradizioni degli aspetti terapeutici del profumo e del suono ma senza cercare di replicare modelli esistenti
«Hydrofemme è nata durante il primo lockdown dopo un lungo periodo di studi di aromaterapia e di scoperta dei sottili effetti del profumo sul sistema nervoso» – racconta Francesca. «Quando vivevo nella Bay Area vicino a San Francisco mi sono appassionata alla cultura new age degli anni Settanta e Ottanta e alla sua estetica stravagante. In Italia ho approfondito la pratica lavorando con erbe locali. Polonius, che si occupa di gran parte del design grafico, si è unito naturalmente al progetto quando abbiamo registrato “Conference of the Angels”, che è iniziato come una sorta di progetto ironico che giocasse su quel preciso momento storico. Così abbiamo deciso di fondere le due cose insieme». Francesca Heart e Polonius fanno parte di una scena musicale sotterranea che unisce i puntini tra musiche del Quinto Mondo, elettronica di ricerca e una certa attitudine psichedelica e infatti anche questo progetto “ibrido” – in cui la produzione di oli e profumi naturali incontra quella di musiche correlate alle materie prime con cui sono realizzati i prodotti e ai loro effetti – non nasconde una certa vocazione indipendente. «Considerarci un progetto indipendente significa in primo luogo non seguire delle tempistiche impostate, ma anche curare ogni aspetto del progetto collaborando con realtà locali, per esempio sia le erbe sia le confezioni di vetro provengono da due piccole produzioni femminili a Milano – nel primo caso l’erboristeria Erbesalute, la più antica a Milano, e nel secondo le produzioni di Simonetta SAS. Lo scopo è semplicemente quello di condividere la bellezza del profumo e la sua connessione con la musica: entrambi ci collegano alla memoria e possono alterare la percezione. La musica ha una fragranza in sé e ci piace lavorare per cercare di sbloccare tale fragranza da un album. In particolare stiamo approfondendo la nostra connessione con rosa, lavanda, geranio e sandalo, seguendo ciò che risuona intuitivamente con le nostre esperienze. Abbiamo voluto approfondire le tradizioni degli aspetti terapeutici del profumo e del suono ma senza cercare di replicare modelli esistenti, attraverso i mezzi del presente».
Con base in Porta Romana, Hydrofemme è un’evoluzione contemporanea di ricerche che attingono anche da studi e tendenze passate, ma ha le sue radici totalmente nel presente. Anche quando parliamo di ispirazioni e realtà con cui sentono di avere affinità le frequenze sono tutte sintonizzate su suoni e orizzonti che spingono verso il nuovo e il futuro (pur non rinnegando in alcun modo le generazioni passate…). «Tra le nostre ispirazioni c’è sicuramente Sounds of the Dawn, con cui spesso cominciamo le nostre giornate. Ha avuto un grosso impatto anche il periodo trascorso al Mountain Home Studio di Anna Halprin in California nel 2018, che attraverso la danza ha aperto nuovi percorsi di relazione tra il corpo e il mondo vegetale. Le copertine delle nostre uscite sono molto ispirate ai libri di auto-aiuto e ai loro artwork, che hanno un’atmosfera accogliente e un po’ cheesy. Mentre vivevo lì» – continua Francesca – «ho scoperto che il musicista IASOS era il mio vicino di casa, così ho avuto modo di incontrarlo e ho apprezzato molto il suo entusiasmo e il suo amore per il suono. Quindi conoscere queste persone anziane piene di entusiasmo mi ha incuriosito su come mantenere il carburante acceso. Proprio su questo punto aggiungo che mi piace molto frequentare le persone anziane: anche la strada dove viviamo a Milano, via Orti, ha un sacco di personaggi davvero divertenti, pieni di saggezza e dolcezza». Tra le realtà vicine a Hydrofemme e Angel Recordings non ci stupiamo di trovare un’etichetta che ha scompaginato i confini tradizionali tra suoni e dimensioni come Artetetra. «Luigi Monteanni e Matteo Pennesi di Artetetra ci hanno sempre supportato e collaboriamo su varie cose. Con loro condividiamo la parentela della glossolalia del Quinto Mondo e l’idea che la musica sia essenzialmente un’esperienza condivisa, divertente e stravagante. Con Nuova Atlantide, di cui facciamo parte, condividiamo gli interessi più mitologici e magici. Per Nuova Atlantide le idee che abbiamo menzionato diventano una pratica collettiva intorno alla danza, al linguaggio e al paesaggio. E poi ci sono state persone come Carliz, Eleonora Strozzi e Roxy Ceron che hanno collaborato in varie forme su Hydrofemme. Milano è una città super stimolante per la musica, ci sono belle etichette come Pampsychia, Black Sweat, Heel Zone, Les Giants. Queste persone rendono più facile vivere in una città spesso guidata dalle apparenze».
Angel Recordings è innanzitutto una piattaforma per le artiste, per incoraggiare le ragazze ad avvicinarsi alla musica elettronica
Parallelamente alla creazione artigianale di profumi e oli con Hydrofemme, Angels Recordings conduce una ricerca a una serie di pubblicazioni inedite tra sonorità new age, synth pop e “fantasy” music che rievocano anche dimensioni passate e parallele, completando ed espandendo le potenzialità e l’orizzonte sensoriale delle profumazioni. Pubblicazioni su cassetta, finora due, con la “solita” cura di artwork e packaging che sempre più distingue le produzioni indipendenti e la volontà di dare spazio e voce in particolare alle artiste. «Angel Recordings è una ricerca sulle sonorità menzionate poco sopra. Anche se l’estetica generale è piuttosto hippie, abbiamo intenzione di pubblicare musica che evochi più quel mondo piuttosto che imitare un genere specifico. Pensiamo che l’elemento fantasy sia molto presente come risultato del folklore digitale e delle influenze della nostra infanzia come cartoni animati, videogame, libri e giocattoli. Anche dopo solo due uscite, vorremmo che continuasse a essere prima di tutto una piattaforma per le artiste, anche per incoraggiare le ragazze ad avvicinarsi alla musica elettronica, perché credo sia uno strumento per espandere noi stesse e trovare la pienezza oltre la carriera e gli obiettivi dettati da un’agenda esterna». Quanto alla scelta del supporto, «le cassette sono un gingillo bello e conveniente. Assomigliano a piccoli libri e c’è qualcosa di molto intimo nella qualità del suono, è molto caldo».
Dopo la prima uscita, “Conference of the Angels” «che consisteva nel fondere insieme gli studi angelici di Hildegard Von Bingen e classici dell’ambient anni’80 – Iasos, Kokubo, Mort Garson – con un tocco di ironia», l’ultima cassetta è il più recente lavoro della cantautrice argentina Josi Palmas, in arte Agua Viva, “How to Build a Fountain”, ambient pop cosmico e sognante con echi di synth pop e anni 80. «Con la fantasia che la contraddistingue, ci ha mandato un album un po’ fairy un po’ grunge, nato dalla vita notturna al neon di NYC e dal suo interesse per la meditazione e l’esuberanza femminile che per noi riecheggia un po’ del duo scozzese Strawberry Switchblade e del film del 1978, “Jubilee”, di Derek Jarman». La musica attorno al progetto fluisce anche attraverso le pubblicazioni da solisti come Francesca Heart e Polonius, intrecciandosi inevitabilmente alle visioni espanse di Hydrofemme ed Angel Recordings. «Come Francesca Heart ho recentemente creato per la galleria online Subtle Neutrality un pezzo di dieci minuti che s’intitola “Rose Petal Place”. Il brano è immerso in un paesaggio 3D in cui puoi muoverti e interagire con i personaggi che lo abitano a cui sono associati 8 canali speaker. Il mio secondo album uscirà a febbraio o marzo, ne sono molto felice, prosegue l’atmosfera che ho esplorato nel primo, “Ianassa Alga Miraggio“, lavorando su un eroe-protagonista femminile che attraversa un avventuroso viaggio di iniziazione all’interno di una cornice acquatica e mitologica. Polonius è alle prese con l’ultimo album della sua saga solista e probabilmente in futuro questo progetto si trasformerà in una band o in un gruppo collettivo, più simile al jazz, con un trio centrale e degli ospiti che ci galleggiano intorno. È anche al lavoro con una nuova etichetta, “PPR”, che si concentrerà sulle nuove psichedelie nel rap, collaborando con molti artisti grafici nel creare un un’immaginario cartoonesco». Le idee fantasiose e originali non mancano quando si mantiene alto l’allenamento sensoriale e, ovviamente, l’idratazione.