Attraversare un ponte è quanto di più simile al concetto di metropoli che una città può offrirti. Il Ponte San Donato sorge nella zona nord orientale della città di Bologna, quella dove nel centro storico non si perderebbe nemmeno un bambino, così cantano, così in realtà poi sbagliano. Lʼimmaginario di una città a misura dʼuomo è quanto di più coccolato e pretenzioso si sia sempre cercato di ribadire nella narrazione politica e sociale negli ultimi anni di capitalismo sfrenato, ma in realtà salendo e scendendo un semplice ponte si capisce come cambino le storie, ma soprattutto gli scenari.
San Donato è uno dei quartieri residenziali più vari della città: giovani studenti allontanati dalle politiche senza logica di affitti nel centro storico, anziani che cercano un posto tranquillo per i loro nipoti e un melting pot culturale non indifferente fatto da attività e persone residenti provenienti dalle più svariate culture. È forse il quartiere più equilibrato allʼinterno di tutti questi mondi con finalità e stili di vita ben diversi.
Appena scesi dal ponte è possibile trovare il Mercato Sonato, nome con cui è stato rifatto il Mercato San Donato: circa 10/15 anni fa era il mercato rionale più grande della città, adesso eventi culturali, qualcosa di biologico hipster, attività gestite da ragazzi giovani e la sfida di essere un polo attrattivo per tutto il quartiere.
San Donato è fatta così, il cielo è spesso terso ma quando splende il sole cʼè un giallo che si riflette su tutte le case di via San Donato. Via San Donato appunto, una strada che collega il centro storico fino alla bassa emiliana più nebbiosa, lentamente e proseguendo fino alla provincia la visibilità cala in autunno, mentre in estate ci sono solo le stelle a illuminare tutto. Via San Donato passa dal Pilastro, taglia Quarto Inferiore e le sue piccole/medie imprese e poi da Granarolo DellʼEmilia in poi raggiunge la provincia e la terra, quella vera.
In Piazza Adam Mickiewicz sorge una sorta di grattacielo e lì puoi trovare il ponte di via Libia, con la struttura sportiva di via Mondo che delinea i confini con la famosa Cirenaica. Qui cʼè architettura post fascista, ma soprattutto si trova uno dei primi bar gestiti dalla comunità cinese, che sorge in una piccola rotonda ed è in grado di offrire il miglior aperitivo a buffet dell’intero hinterland bolognese. Questo lato del quartiere è molto popolato, residenziale ed estremamente tranquillo. Ci sono i giovani, le scuole, il verde e le attività commerciali primarie per far contenti tutti.
Quartiere vissuto, abitato, ma che allʼimprovviso dopo una certa ora sceglie la quiete.
Lʼaspetto affascinante della zona resta il silenzio che cala la sera. Quartiere vissuto, abitato, ma che allʼimprovviso dopo una certa ora sceglie la quiete.
Il Covo Club è uno dei locali più importanti nella storia della cultura musicale di questo paese, si fa trovare in Viale Zagabria, una laterale di Via San Donato, poco prima del ponte che porta al Pilastro. Un luogo dove si muove lʼanima del sottosuolo italiano e non solo, un locale rispettoso e molto discreto. Un Covo appunto, che non disturba, che non si sente; che appena esci un po’, nonostante il verde, ti ritrovi a Manchester, in quelle aree più residenziali, dove appunto si vive, cʼè silenzio e in lontananza vedi i fumi della periferia industrializzata. In San Donato è così, si è sempre mossa vita notturna, basti pensare alla Casa del Popolo Corazza, vecchia nostalgica di un senso di comunità e condivisione cambiato nel corso del tempo, divenuto un porto soprattutto per le generazioni più vecchie.
Verde, melting pot, famiglie, hipster biologici, anziani che vanno a ballare e potere.
I palazzi della Regione sono uno dei perni architettonici dellʼintera area Emilia Romagna e detengono al loro interno le stanze in grado di far muovere una popolazione – quella emiliano-romagnolo – con il rigore di chi ha sempre governato qui.
È strano pensare che in un quartiere del genere sorgano questi blocchi così imponenti o, per meglio dire, così potenti. Regione Emilia-Romagna, complesso fieristico, sede RAI. Tutto qui, in una grossa colata di cemento, che probabilmente infastidirà i più integralisti, ma che di notte ha sempre quel fascino da grande città capitalista che detiene il potere, come se camminare in queste vie, quando le stelle splendono e tu sei stanco, nessuno è in giro, fa di te una persona affascinata dal lato oscuro. Forse ti senti anche in colpa, ma stai tranquillo è San Donato: nel rispetto della notte, puoi passare dallʼarchitettura di Kenzo Tange ai Giardini del Centro Civico Zanardi, dopo aver visto la band inglese che andrà di moda nel 2026 al Covo Club e aver bevuto un buonissimo vino a km0 del Mercato Sonato così un po’ ti lavi la coscienza.
Perché sì, alla fine non importa esattamente quali sono le tue idee, ma chi incontri per provare a difenderle o cambiarle. Questo è lo spirito del quartiere che racchiude la comunità più varia della città di Bologna.
ps: il nuovo EUROSPIN su via del Lavoro fa schifo; ok il lato oscuro, ma quello è sciacallaggio semiotico.