Bologna ha un po’ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.
Il Pratello è una di quelle vie che parte in un modo, diventa in un altro e poi finisce ancora diversa. L’edicola/libreria Lino’s sta a metà, all’incrocio con Via Pietralata, nel punto che mi sembra davvero il più bello – o forse è solo il mio preferito. Faccio un salto al tabacchi che sta provvidenzialmente lì davanti e poi mi affaccio, per fare cenno a Viola che sono arrivata.
Della storia del ‘prima’ di questo luogo mitico se ne è parlato diffusamente in giro, a suo tempo, su quasi tutti i quotidiani, e soprattutto nel libricino Lino c’è. Storia di un edicolante che amava Radio3 di Laura Branca, illustrato da Marco Ficarra per le Edizioni Pendragon – nato proprio in libreria. Io sono qui oggi, però, per parlare più che altro del Lino’s di adesso, a un anno e mezzo circa dall’apertura.
Ci mettiamo fuori sotto il portico, vicino ai tavoli delle sfogline e alla serranda di Maicol & Mirco, a prenderci quel poco di sole rimasto per iniziare la nostra chiacchierata di fine pomeriggio.
Greta: Eccoci qua. Io di questo posto ho memoria, ho letto qualcosa e ne ho sentito tanto parlare. Fa un bell’effetto stare qui, oggi, e vedere che non solo l’edicola è rimasta ma si è trasformata anche in libreria a tutti gli effetti… Tu come ti senti?
Viola: Sì, fa un bell’effetto anche a me, ancora oggi. Questo posto è qui da quasi cinquant’anni, non potevamo farlo sparire. E il progetto insieme al Centro Sociale della Pace è sempre stato vincolato a questo, far resistere questo luogo. Inizialmente con una socia, poi da sola, c’era tanta determinazione a non far diventare queste due stanze l’ennesimo bar per aperitivi tristi. Volevamo tutti e tutte davvero preservare questo spazio storico e simbolico non solo per il quartiere, ma per Bologna.
E mi pare che ci siate riusciti alla grande. Qualcosa però è cambiato, dai tempi, mi sembra…
Sì e no. Lino era un grandissimo lettore, una persona di una cultura rara, e con una vita non sempre facile… Quindi, scegliere di ampliare l’offerta di libri, collaborare con dei distributori ed esporre su scaffali nuovi – diventare una libreria indipendente, insomma – è stata una scelta sentita e naturale. Così come ristrutturare. È stato un lavorone, ma forse anche il più bel momento. Quello di ripartire, dare aria, disfarsi di quello che si sbriciolava per salvare il bello, come quei mobili anni 70 lì, dietro il bancone. Per il resto l’edicola continua a girare come ha sempre fatto: quotidiani, settimanali, FilmTV, Settimana Enigmistica…Di quello che c’è non manca niente. Servizio ritiro pacchi; apertura colli per il magazzino; volantini, cancelleria e artigianato in vendita da sistemare; appunti da prendere; liste da scrivere…

Bello parlare con una libraia che è anche edicolante: per me, come per molti, il connubio di due figure ultra-romantiche. Ma esattamente, come si gestisce un posto del genere? Tu hai fatto degli studi specifici? Anche se hai aperto da nemmeno due anni mi sembra di parlare con un’edicolante storica…
Macché. Io fino a nemmeno due anni fa lavoravo all’Eurospin. Vengo da studi artistici, però poi ho fatto tantissimi lavori, portato CV un po’ dappertutto, preso innumerevoli mezzi, insomma, il solito… Prima di capire che avevo bisogno esattamente di un posto come questo. Ci ho creduto tantissimo, e sono sinceramente contenta. Forse per questo ti suono bene, perché mi sono realizzata. Con tutta la fatica, certo, ma finalmente il lavoro che faccio parla di me, e non mi sembra vero.
Decisamente lo si percepisce. La tua felicità, dico, ma anche il fatto che questo posto è speciale. Dai, parlami delle croci e delizie di questo tuo nuovo mestiere…
Eh. Svegliarsi presto sicuramente è una di queste croci. Ma per fortuna che c’è la mitica Giovanna. È una signora in pensione volontaria e già amica di Lino che dava una mano da prima, e che ama questo posto. Senza di lei che apre alle cinque della mattina e sta qui fino all’ora di pranzo, specialmente il weekend, sarebbe davvero difficile per me riuscire a gestire tutto. Un’altra croce è poi il fatto che fare l’edicolante/giornalaia è un commercio particolare, con le sue regole che specifiche è dire poco, e quasi in via d’estinzione. Basta guardare i dati di chiusura delle edicole e dei chioschi degli ultimi anni, di cui per fortuna si sta iniziando a parlare. C’è un’epidemia silenziosa in corso già da un po’, forse irreversibile. Noi qui però vorremmo essere l’eccezione, e ce la stiamo mettendo tutta.
Mi sembra di capire poi che oltre a edicola e libreria, Lino’s stia diventando anche una piccola galleria, o almeno, uno spazio espositivo attivo…
Sì! Per questo dicevo prima che l’aiuto di Giovanna per la mattina è davvero importante, perché oltre a quello che vedi, il nuovo Lino’s ha iniziato a ospitare presentazioni e mostre. Ne abbiamo fatte quasi una decina nel corso di un anno e mezzo, con vari artisti, così come abbiamo iniziato a prendere parte ad alcuni festival e rassegne (St. Jordi, A occhi aperti…). La stanzetta che vedi qua dietro prima era tutta un magazzino, anche bello pieno e incasinato. Adesso è diventata una piccola galleria aperta a tutti e tutte, uno spazio espositivo per sua natura mutevole, che vuole essere un crocevia, un luogo di incontro capace di accogliere diverse proposte e istanze.
Un consiglio che avresti voluto a suo tempo, prima di alzare questa saracinesca rossa, e che ti senti di dare?
Di studiare bene il luogo, lo spirito del posto dove sei, e anche il suo spazio interno. Io vivo letteralmente a quaranta secondi da qui, e il Pratello l’ho sempre frequentato molto anche quando non ero a Bologna; quindi, per me è stato relativamente facile. Anzi, sono talmente uscio-e-bottega che certi giorni non riesco proprio a uscire da questi venti metri quadrati e da questo crocello, il crusell lo chiamano qui. Perché Lino’s è un po’ nella piazza centrale di un paesino chiamato Pratello, per capirci. Comunque, se è sempre vero che per una libreria è fondamentale capire cosa va e cosa non va nel suo giro di clientela, per un’edicola lo è ancora di più. È fondamentale fare una scelta di catalogo, una selezione pensata a monte, di cosa tenere e cosa no. Questo, oltre a facilitare molto la vita, tiene a galla la barchetta. Così come gestire bene le rese, e ovviamente vendere anche altro, perché il margine sui giornali e sui libri è piuttosto scarso.
E qui, da Lino’s, cosa va per la maggiore?
Stephen King, per dire, al Pratello mica vende. Questa via ha i suoi best-seller. Ovviamente saggistica, per dire gli scritti del collettivo Action30, ma anche fumetto d’autore e autoproduzioni. Lato edicola, vanno per la maggiore il Manifesto e Internazionale, che in altre parti della città credo vendano meno. Ma ognuno sa di sé, della sua zona. Ah, e poi abbiamo dei guinzagli per cani molto belli, fatti a mano con materiali di recupero.
Se non è incarnare lo spirito del luogo questo… Quindi, venendo a noi: Lino’s, come stai?
Lino’s è giovane e antica insieme, sta bene, e sta funzionando. Penso che questo posto non solo abbia colto lo spirito del luogo che era, ma anche quello che vuol essere e che sarà. Perché, come tutte le cose belle, Lino’s non è solo il frutto del lavoro di un singolo. Questo luogo è nato insieme. Io sono la titolare e responsabile, pago un regolare affitto ecc., ma non sono da sola. Lino’s è prima di tutto un luogo nato dalla collettività di pubbliche assemblee, e così resterà.
Viola mi saluta intanto che dalla soglia spuntano quattro amici suoi, passati a trovarla per discutere forse di un nuovo progetto, di una mostra, o forse solo per delle chiacchiere, un caffè, un bicchiere…Si riparte, dal crocello.
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Venerdì 21 novembre alle h 19.30, nell’ambito del festival A Occhi Aperti, Lino’s inaugura la mostra Milano Horror Stories con le tavole originali del fumetto di Hurricane. Qui tutte le info.





