Siamo andati da Il Colorificio, il collettivo curatoriale con uno spazio in Giambellino di cui vi abbiamo parlato qui, per farci raccontare dell’uscita del libro L’Ano Solare, curato da loro e parte complice di un lungo e articolato progetto. Il libro verrà presto presentato anche in città (e prima a Casa Testori) quindi stay tuned e nel frattempo vi lasciamo qualche spoiler succulento e denso, tra mie riflessioni e loro contributi.
Non c’è niente di semplice, non ancora almeno (o forse mai e andrà bene così). Mi sento una bambina che sta per entrare in una stanza dei giochi dove niente è al suo posto, le pedine sono fuori dalle scatole, i dadi sono truccati, i puzzle hanno i pezzi mischiati tra loro e sono spariti tutti i foglietti con le regole. L’unica cosa che posso fare è entrare e giocare improvvisando. Fare cose senza affidarmi all’idea di divertimento che qualcuno ha deciso per me, ma prendendo pezzi diversi, cercando di capire come procurarmi piacere.
Questa è più o meno l’immagine che mi ha generato L’Ano Solare, progetto nato da una pulsione del collettivo curatoriale de Il Colorificio nel 2019, che si è subito trasformato in un percorso in divenire: dall’unione di 4 sensibilità avrebbero dovuto esserci 4 capitoli e 4 direzioni, spalmati nell’arco di un anno, ma invece sono diventati 7 progetti legati alle arti visive e performative, dispiegati in 2 anni di ricerca coinvolgendo decine di punti di vista, che poi sono confluiti in 1 libro. Chiaro indizio che conoscersi a priori è sempre fallimentare, mentre il trasformismo ha tante storie interessanti da raccontare.
Il progetto è, in ogni sua forma, l’espressione di un processo sensibile e di significato che è in corso nella vita di tutti noi. L’identità sessuale, l’identità di genere, l’identità sociale, l’identità collettiva. Parole grandi, ampie e che includono una moltitudine di significati e declinazioni. Tutte, al momento, necessarie, sia a livello visivo che a livello testuale.
“Preferiamo al concetto di identità quello di post-identità, per introdurre l’idea di un corpo frammentato, che rompe con i dispositivi binari e normativi di controllo a cui è soggetto. Crediamo che l’ano sia il grado zero di una nuova architettura corporea, dispersa, disorganizzata e cangiante in grado di neutralizzare la mercificazione del desiderio”.
Ecco perché credo sia importante non fare troppo ordine in quanto segue.
Noi siamo qui: inizio del 2022 e abbiamo questo libro tra le mani, L’Ano Solare, che non è un compendio del percorso effettuato, ma è un capitolo di esso. Basta sfogliare la sua massa corpulenta per sentir uscire un gran vociare, una stanza affollata in cui coesistono i protagonisti delle tappe precedenti, dalle forme e location più disparate: si parte infatti dal 2019 con They are the Sun, mostra, performance, screening con Jacopo Miliani, Caterina De Nicola, Tomboys Don’t Cry, a Milano presso la sede in Giambellino de Il Colorificio e con la pubblicazione de L’Idillio d’Orta, Appunti per una pratica anale, in occasione dell’edizione di Sprint. Poi il 2020 (anno ricco mi ci ficco) con la lecture performance di Luca Scarlini: L’idillio d’Orta, sempre a Il Colorificio, così come Ossesso, mostra e performance di Giulia Crispiani. E infine il Festival Postporno Cinemapocalissi a Venezia, al Teatrino di Palazzo Grassi con tantissim* artist* e proiezioni (volete l’orda? Eccola: Kathy Acker e Alan Sondheim, AltSHIFT, Xavier Baert, Maria Basura, Amber Bemak, Cade, Marc Caro, Pau- lX Castello, Shu Lea Cheang, Colectivo CENEx, Linda Porn, Ediyporn, Lucía Egaña Rojas, Jean Genet, Tessa Hughes-Freeland, Barbara Hammer, Bruce LaBruce, Del LaGrace Volcano, Dylan Meade, Eric Pussyboy e Abigail GnashLlaveria, Joanna Rytel, Annie Sprinkle, Wong Ping).
Ma chi si ferma è perduto, il piacere non aspetta e nel 2021 L’Ano Solare prosegue con Ma allora, perchè m’ha fatto venir qui?, una mostra in collaborazione con Casa Testori in aperto dialogo con il lavoro di Giovanni Testori stesso (a cui caro fu il corpo e il godere), Francesco Tola e Mariacarla Molè. E infine il Simposio – La Santa Ipocondriaca, la lecture performance a cura de la Scuola della Fine del Tempo a Palazzo Curioni a Orta San Giulio.
A loro si sono aggiunti i curatori e altri pensatori e si parlano tutti sopra. Una festa, un’orgia, uno spasso.
Questo flusso ha generato degli scambi, si sono aperti squarci e pertugi che hanno tracciato nuovi panorami, nessuno sapeva a cosa andava incontro ma tutti erano perfettamente consapevoli di quello che li aspettava. E hanno scelto la via umida e sporca del corpo, delle pulsioni, dell’estasi tangibile e delle ombre. Dita che si stringono intorno e dentro alla carne.
“Per noi l’oscurità ha assunto una valenza simbolica. Abbiamo voluto sprofondare nel buio delle darkroom, dei luoghi di battuage, della cava Testoriana, per poter apprendere l’opacità così da impiegarla nell’esplorazione di quella cavità improduttiva che è l’ano”.
I mondi si nutrono e si compenetrano e, scoprendoli, si trovano parti di sé in posti inaspettati, si conoscono pose, gesti, linguaggi e sapori. Attraversando le riflessioni portate da L’Ano Solare (per chi se lo stesse chiedendo il titolo è liberamente ispirato all’omonimo libro di Georges Bataille) ho scorto parole conosciute ma dai suoni e dai significati nuovi come: performatività di genere e del linguaggio, pornoterrorismo, post porno, corpo collettivo e paesaggi sacri, monti sacri, pervertiti e piaceri inattesi.
La sessualità è il trait d’union di questo percorso, ma la vera domanda è: sappiamo cos’è la sessualità?
“La sessualità è un territorio di conoscenza. è uno spazio di rinegoziazione, un luogo di incontro e scontro in cui il corpo muta, si disperde, si arma, si fa agente politico”.
Nella densità dei contenuti che questo progetto e il libro offrono, la riflessione che mi porto a casa è la necessità di riflettere a fondo sul linguaggio, sul significato dei termini che utilizziamo e sul loro ruolo sociale. Il modo in cui ci esprimiamo è il modo in cui siamo, il modo in cui agiamo è il modo in cui pensiamo. E in questi moti di tensione e cambiamento che ci stanno investendo, è importante chiederci che forma abbiamo. Che postura assume il nostro corpo, a livello personale, a livello sociale.
Questa volta possiamo scegliere il giochino che preferiamo e decidere come usarlo, cosa ci diverte e cosa no e interrogarci e riflettere e godere, con tutti i liquidi corporei e gli umori di cui sentiamo il bisogno.
“Tra l’altro nel folklore italiano il sabba delle Streghe era anche detto il gioco, una festa di godimenti, di cancellazione del sé e strategia di resistenza all’eteropatriarcato che viene menzionata nel libro, riprendendo il pensiero di Luciano Parinetto. E le streghe sono le signore del gioco che, come scrive Il Colorificio “sono desiderio, sogno e pulsione. Danzano invertite e festeggiano il diavolo, nella lussuria delle perdizioni inneggiano al rovesciamento dell’identità individuale, la spezzano. Ballano in gruppo, dilatandosi e contraendosi sfintericamente. Applaudono la transessualità dei corpi e si impastano, lambendosi e penetrandosi. Al loro centro si trova il buco del culo’”.
E L’Ano Solare è la stanza dei giochi.
(Qui potete trovare il libro)