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Bobbito Garcia

Uno dei personaggi chiave della street culture statunitense sbarca a Roma, in occasione di Ginnika, per presentare il suo nuovo film Rock Rubber 45s. Potevamo non intervistarlo!?

Scritto da Nicola Gerundino il 28 maggio 2018
Aggiornato il 4 luglio 2018

Luogo di nascita

New York City

Tantissimo hip hop che ha fatto la storia della musica negli States, riuscendo ad arrivare anche in Europa e in Italia, deve le sue fortune a un programma radio chiamato The Stretch Armstrong and Bobbito Show. A (co) condurlo c’era lui, Robert “Bobbito” Garcia, soprannominato anche Kool Bob Love. Newyorchese di origini latine, è una delle figure cardine della street culture della Grande Mela – e quindi degli interi Stati Uniti. Quella che ha fatto innamorare intere generazioni a suon di block party, playground da basket in cemento e abbigliamento stiloso, a partire proprio dalle snekaer. Dopo aver diretto due docu-film, Doin’ It in the Park: Pick-Up Basketball, NYC e Stretch and Bobbito: Radio That Changed Lives, Bobbito ha iniziato un tour mondiale per presentare la sua terza opera, la più personale in quanto autobiografica, Rock Rubber 45s, e per l’anteprima italiana ha scelto Ginnika. Ne abbiamo parlato direttamente con lui in questa intervista e potete scoprirne di più scandagliando la rete tramite gli hashtag #KoolBobLove e #RockRubber45s.

 

ZERO: Ciao Bobbito! Allora, abbiamo deciso di realizzare questa intervista per parlare della prima italiana del tuo nuovo lavoro Rock Rubber 45s. Prima italiana che addirittura precederà quella negli States!
Bobbito Garcia: Esattamente! Questo succede perché gli Stati Uniti sono solitamente lenti nell’apprezzare l’arte e la cultura (ride, nda). Sono molto orgoglioso di questo mio terzo film e anche del fatto che sia parte di Ginnika.

Ci sono state differenze significative rispetto ai due precedenti? È stato più facile o difficile per te girare Rock Rubber 45s?
Devo dire che da una parte è stato più facile: ho già girato due film che, oltretutto, sono stati accolti incredibilmente bene dal pubblico di ogni parte del Mondo e questo ti dà molta sicurezza. Dall’altra è stato più difficile, perché Rock Rubber 45s è la mia autobiografia, rispetto alla quale sono più “vulnerabile”. Nel film, infatti, ci sono argomenti molto personali e sensibili che possono veramente sorprendere lo spettatore. È sì una sorta di greatest hit della mia carriera riguardante il basket, le sneaker e la musica, ma è anche un ritratto della mia vita, fatto con molta franchezza. Spero tanto che sia d’ispirazione per chi si identificherà in temi quali la famiglia, l’identità, l’abuso e la perdita.

Bobbito meets Questlove.
Bobbito meets Questlove.

Ci sono stati dei momenti chiave nella tua vita che hanno riguardato musica, sneaker e basket? Momenti dopo i quali ti sei detto: «Ok, ci sono dentro e non ne posso più uscire fuori?»
Sì, assolutamente, dovete però vedere il film per capire quali sono stati questi momenti. Non posso raccontarveli ora! (ride, nda).

Parliamo dei tanti featuring che ci sono in questo film. L’elenco delle persone che hai coinvolto è veramente lungo: ha contattato personalmente ognuno di loro?
Sono stato veramente fortunato a incontrare sul mio cammino persone assolutamente speciali, alcune famose, altre completamente sconosciute. Ci sono entrambe nel mio film e ti assicuro che ho lavorato veramente tanto per far sì che ognuno di loro comparisse per contribuire alla narrazione, in maniera vera e trasparente.



C’è un featuring che ha un significato particolare per te?
Sì, quello di ​Lin-Manuel Miranda: è stata l’intervista più difficile da realizzare. Lui è sempre impegnato per cui siamo dovuti volare a Londra con tutta la troupe con solo due giorni di preavviso. In ogni caso, ne è valsa la pena al 1.000%. Ci rispettiamo tantissimo a vicenda e questa mutua energia ha veramente brillato durante la nostra chiacchierata per il film.

Parliamo della colonna sonora, che artisti hai scelto?
Be’, per prima cosa devo dire che ho prodotto io la title track ed è stata la prima volta che ho fatto qualcosa del genere! Al brano hanno collaborato ​Robert Glasper ed Eddie Palmieri – entrambe dei vincitori di un Grammy – Mireya Ramos – vincitrice di un Latin Grammy – una leggenda dell’hip hop come Dj Rob Swift e un gruppo fenomenale che si chiama The Du-Rites, presente anche in tante altre scene del film. Pharoahe Monch ha scritto un testo originale per la sequenza dei titoli finali e la prima volta che l’ho sentito giuro che ho letteralmente pianto, le sue parole mi hanno fatto lacrimare! Il resto della colonna sonora è stupefacente: ci sono composizioni originali di Osunlade, Dj Spinna, Eli Escobar e Monica Blaire.

Cosa è arrivato prima nella tua vita: la musica, il basket o le sneaker?
Per prima cosa la musica, visto che mio padre era un musicista latin jazz. Poi è arrivato il basket, che mi ha portato alle sneaker.

Quante sneaker possiedi?
La risposta a questa domanda è nel film, è vi farà schizzare gli occhi dalle orbite!

Qual è il primo paio che hai comprato e quale l’ultimo?
Il primo paio sono state delle PRO-Keds, nel 1975. L’ultimo un paio di Asics Tiger da corsa personalizzate, con il logo di Rock Rubber 45 sulla linguetta. Le trovate sul profilo instagram @rockrubber45s.

Le sneaker che hanno cambiato il tuo modo di vedere le sneaker?
​Nike Air Force 1s. Il perchè lo trovate nel mio libro Where’d You Get Those? New York City’s Sneaker Culture: 1960-1987 (Testify Publishing, 2003).

Cosa farai a Ginnika 2018?
I’ll ​have a good f*ckin’ time!​

Chiudiamo l’intervista parlando di basket. Chi è il tuo giocatore preferito di sempre?
​Earl Manigault: una leggenda dei playground e mio mentore da giovane. Nel film c’è un’intervista esclusiva con lui, mai vista e mai sentita prima d’ora.

La tua squadra preferita?
Non posso risponderti: amo il basket, mi piace vedere giocate belle e creative, non mi importa chi vince.

Ginnika 2018 si terrà proprio nei giorni delle finali NBA. Dacci un tuo pronostico: vinceranno ancora i Golden State Warriors?
Non ne ho idea, ma se Ginnika mi farà giocare nell’ 1-vs-1 o in un 3-point contest, be’ allora sì, posso dirti certamente chi vincerà! (ride, nda)