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Federico Valera e Michele Gargiulo

Un oste e un libraio danno vita a LibrOsteria, dove cucina, vino e letteratura convivono insieme.

Scritto da Giada Biaggi il 5 maggio 2017

Oggi scrivo una storia. Quella di un posto a Milano dove il tempo si ferma. Dove la letteratura, i libri, gli eventi teatrali si incontrano davanti a un tagliere di formaggi e un buon bicchiere di vino. Lo chiamano caffè letterario, ma la LibrOsteria Baravaj e Balandran è molto di più.
Una scaffalatura di libri usati, che ricorda molto il Cimitero dei libri dimenticati della Barcellona di Zafòn, è la carta d’identità del gusto ricercato di Federico Valera, il libraio. Un bancone con innumerevoli spume diverse e la lavagnetta dei vini selezionati con cura è invece lo stendardo delle scelte ricercate che l’oste, Michele Gargiulo, propone alla clientela.
La LibrOsteria è quel posto dove entri per comprare ed esci con la pancia piena e un libro introvabile. Cercare qualcosa di specifico è impossibile, d’altra parte trovare l’inaspettato è molto semplice.
Abbiamo chiesto a Federico Valera e Michele Gargiulo di raccontare la filosofia che si cela dietro alle loro scelte letterarie e culinarie. Questa è la storia di un posto sospeso nel tempo. Leggetela come se steste sorseggiando un ottimo bicchiere di vino.

Zero – Iniziamo parlando di te: chi sei e cosa fai?
Federico Valera – Sono Federico Valera, lavoro nel mondo nei libri da vent’anni anni. Ho iniziato come magazziniere per poi passare in negozio. Inizialmente trattavo libri nuovi, ma sono sempre stato affascinato dal mondo dei libri usati. Così sono finito a lavorare al Libraccio. Nel 2014 ho fatto il grande salto: ho aperto la mia prima libreria. Non una classica libreria, ma un posto dove si beveva e si leggeva.

Quando e come nasce la LibrOsteria?
Nel 2014 abbiamo aperto una libreria in Via Vallazze, in zona Città Studi. Poi siamo arrivati qui, alla LibrOsteria, a maggio 2015. È successo che io e Michele Gargiulio, l’oste, volevamo aprire un locale dove regnassero letteratura e cucina, in una zona viva. E quindi eccoci qui.

LibrOsteria-Baravaj-Balandran

Chi sono i protagonisti della LibrOsteria?
Forse può sembrare che i libri siano i protagonisti del nostro progetto, ma se vieni a bere un bicchiere di vino o a mangiare una crespella, come la farebbe la nonna la domenica, allora il bar e la cucina sono la nostra forza. Voglio dire – tutto quello che gira intorno alla LibrOsteria è il vero protagonista del nostro progetto. Se vieni per i libri, trovi un buon vino. Se vieni per un buon vino, trovi un libro.

Come arriva qui un libro?
I libri arrivano qui dopo averli acquistati da rivenditori privati, e li seleziono personalmente. Come hai potuto notare tu stessa, non vendiamo narrativa di largo consumo.
L’usato per sua natura vive di lettori forti, che non possono accontentarsi solo delle ultime uscite. I lettori forti vanno alla ricerca di letture che per molti motivi non si possono trovare nelle librerie del nuovo. È anche un modo di specializzarsi e sopravvivere; per me è inutile proporre l’ultimo della Kinsella – chi lo cerca, lo trova in autogrill. Non giudico nessuna lettura “di cattivo gusto”. È già un miracolo che ancora qualcuno legga qualcosa, oggi come oggi. La differenza è appunto che l’usato stimola la curiosità, il gusto non tanto di trovare il libro che cercavi, quanto il farti trovare dal libro che nemmeno sapevi di volere.

È stato difficile aprire un posto come questo a Milano? Quali sono le difficoltà maggiori?
Si legge poco, molto poco. Milano è una città dove ci sono diverse proposte e forse ci si perde anche un po’ fra i molteplici stimoli culturali. Mi sembra che a volte la letteratura la si metta da parte. La LibrOsteria viaggia controcorrente.

E i migliori successi?
Conoscere i nostri clienti. Ci confrontiamo tanto con loro e capita spesso che con alcuni nascano ottimi rapporti di amicizia. Questa è una grande soddisfazione.

LibrOsteria-Baravaj-Balandran

Qual è il valore aggiunto di avere una LibrOsteria in città?
Qui puoi fare tutto. Puoi bere, mangiare, leggere, chiacchierare con il libraio e con l’oste. Ma il bello è che puoi anche non fare niente, usufruire del wi-fi e del clima rilassato.

Organizzate spesso eventi letterari. Ci racconti qualcosa?
Facciamo eventi letterari e non. Per esempio Walter Leonardi ha portato il teatro in LibrOsteria: un suo spettacolo, che di solito è in scena a teatro, è stato riprodotto qui. Per gli eventi musicali e teatrali coinvolgiamo il pubblico con la formula del cappello: non c’è un biglietto di ingresso, ma un cappello che gira. Secondo noi questo è un modo di sensibilizzare i clienti all’arte e alla cultura. Sei libero di finanziare il progetto, per quanto il progetto ti sia piaciuto.

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Dimmi ciò che leggi e ti dirò chi sei: qual è il cliente tipo? Il lettore o l’amante delle osterie?
Il cliente tipo è quello che entra, cerca qualcosa di specifico, ed esce con un libro che non sapeva di voler comprare. E comunque la tendenza è quella di guardarsi sempre intorno. Chi entra per mangiare, guarda anche i libri. Chi viene per i libri, si beve anche un caffè.

«Leggere è un cibo per la mente e tutto ciò che ha a che fare con il cibo deve per forza essere buono» Cit. Snoopy. Perché avete pensato di unire la cucina alla letteratura?
Perché cucina e letteratura sono i piaceri della vita.

Qual è il segreto della vostra cucina?
Michele Gargiulo: Dieci/dodici anni fa, durante un altro progetto, abbiamo cominciato a selezionare i prodotti secondo i nostri gusti personali. Ai tempi decidemmo di iniziarci al mercato equosolidale – all’epoca era una novità, oggi è piuttosto comune trovare posti con cucina biologica o vegana. Questo è per farti capire che già dalle nostre prime esperienze, abbiamo unito la scelta etica e morale alla nostra attività. Questo è il consumo critico. Criticità vuol dire porsi delle domande, le risposte possono essere molteplici e diverse. Per esempio, in una determinata situazione sociale, può aver senso prendere un vino mediocre, dal prezzo basso, così che tutti possano vivere uno spazio. In altri contesti invece rafforziamo la parte più etica delle scelte. Siamo rigidi sul discorso carni, i nostri piatti non propongo carni di allevamento intensivo. Prendiamo tutto nel Parco del Ticino, all’interno del Consorzio Parco. Cerchiamo di sostenere piccoli produttori con cui lavoriamo da diversi anni anche per altri progetti, i loro formaggi sono ottimi.
La parte dei piatti caldi è sempre in evoluzione. Collaboriamo con la nuova cooperativa sociale Rob De Mat, che ha sia il ristorante sia la produzione e, fondamentale, anche loro credono in una cucina biologica. Ci interessa sostenere il progetto e ci piace proporre piatti che sostengono un progetto che ci piace. La nostra cucina è una forma di riflessione, forse opinabile, ma sicuramente con un senso.
Se un cliente chiede una coca cola ce l’abbiamo, ma a vista hai otto spume diverse. Lo spritz con l’Aperol lo facciamo, ma noi proponiamo altro, abbiamo alternative selezionate, ricercate. Perché in fondo è questo lo spirito di tutto il progetto LibrOsteria.

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«Moriremo, ma non di sete» disse John Fante. Come selezionate il vostro vino?
Michele Gargiulo: Anche questo è un lungo percorso. Siamo cresciuti dopo la rottura culturale di Veronelli. Da lì abbiamo iniziato un percorso di consapevolezza sul vino. Abbiamo un distributore che fornisce Circoli Arci e associazioni, che ha una modalità di scelta di prodotti che ci piace, di cui abbiamo conosciuto anche i produttori. Poi abbiamo i nostri contatti: piccoli produttori con cui abbiamo un rapporto diretto.
I vini che proponiamo sono biologici certificati e non. Usciamo dal discorso certificazione per andare a cercare il nostro progetto in un vino. Delegare a ordini certificanti le scelte, per noi significa delegare lo spirito critico. Per anni ho proposto solo vino autoctono, adesso però stiamo lavorando anche con altri vini, perché è un momento storico diverso.

Onestamente, siete più bravi a consigliare libri o piatti?
In LibrOsteria non c’è un librario improvvisato, né un oste improvvisato. Consigliamo libri perché li conosciamo e la stesso succede dietro al bancone.

Dove vai a mangiare quando non mangi in LibrOsteria?
A casa, ma mi piace cambiare cucina ogni tanto e quindi provo la cucina eritrea, cinese, giapponese, ma non ho un posto che prediligo.

E a bere?
Idem.

E a leggere?
Al parco Sempione o alla biblioteca del parco Sempione.

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Qual è il libro che più rappresenta la LibrOsteria?
Una Banda di Idioti di John K. Toole. “Baravaj” e “Balandran” sono due parole milanesi, vogliono dire tutte e due “cialtrone”, se le associ a una persona. Se invece le attribuisci a oggetti, si riferiscono alle cianfrusaglie.

E qual è il piatto che rappresenta la LibrOsteria?
Michele Gargiulo: Il tagliere di salumi e formaggi, con un bicchiere di vino e il cestino del pane. Per come lo serviamo, è lo spirito di convivialità: il piatto che ci rappresenta è quello che unisce tutti.
Accompagnerei il tagliere con uno dei vini della Tognazza. Perché i vini di Gianmarco Tognazzi hanno una storia che è nata con noi. Sono vini che hanno fatto produzione biologica e non hanno potuto certificare perché non sapevano se sarebbero arrivati a fine anno. Siamo nati insieme e cresciuti insieme.

Progetti per il futuro?
Vincere alla lotteria! A parte gli scherzi, i progetti per il futuro sono tanti. Vorremmo riuscire a istituire, almeno una volta al mese, la serata “Mostra e Dimostra”, un appuntamento con relatori, anche non necessariamente professionisti, appassionati delle più disparate discipline. Continueremo sicuramente a organizzare i nostri eventi. L’appuntamento in LibrOsteria è sempre il mercoledì e il giovedì in orario aperitivo. Ma ovviamente vi aspettiamo sempre.