C’hanno provato a fare le donne in carriera, ma il richiamo al luogo dove sono cresciute e alla famiglia è stato più forte. Così, iniziate al ballo in tenera età al Cral della Centrale del latte, quella che c’era in viale Toscana (dove ora la Bocconi sta costruendo nuovi edifici progettati dallo studio giapponese SANAA) e dopo aver girato il mondo, sono tornate a Milano a gestire la Balera dell’Ortica e la Sala Venezia. Tra un cambio di pannolini e l’altro, un piatto di arrosticini abruzzesi e un brindisi per ogni tavolata, Veronica e Marina sono l’esempio di chi si diverte lavorando nel luogo più semplice e tradizionale legato al ballo e alla notte: la balera. E questo fine settimana inaugurano la stagione estiva con tre giorni di eventi e il loro inimitabile Garage Market delle Gemelle, che apre le danze a tutta la programmazione estiva di ballo liscio, anni 60 e 70, boogie woogie e lindy hop.
ZERO – Chi siete? Cosa fate? Dove siete nate? Perché siete qui?
VERONICA – Ciao sono Veronica e sono nata a Milano, anche se in realtà di sangue mi sento molto più abruzzese e romagnola visto che mio padre è di Roseto degli Abruzzi e mia madre è Romagnola. Non so bene chi sono ma una cosa è certa: gestisco la Balera con la mia famiglia.
MARINA – “Marina e Veronica della Balera”, così siamo memorizzate sui cellulari anche degli amici! Nate e Cresciute a Milano zona Sud. Ho difficoltà a dire perché mi trovo qui. Se guardo le mie figlie negli occhi ti direi una cosa, se in Balera ricevo un “grazie è stata una bellissima serata” ti risponderei diversamente, se bisticcio con mia sorella ti direi un’altra cosa ancora.
In cosa consiste il vostro lavoro?
V. – Il mio ruolo è quello di stare in mezzo ai tavoli con il mio amato staff e, soprattutto, presto attenzione e sono fissata sui minimi dettagli estetici che completano il locale. Adoro far sentire il cliente come “a casa ” e poi adoro il vintage quindi vado in giro per mercatini per farmi ispirare nell’organizzazzione dell’inimitabile Garage Market delle Gemelle.
M. – Gestico e “vivo”, con la mia famiglia, La Balera dell’Ortica dove mi occupo di ciò che non si vede: web, comunicazione e grafica, ma guai se non mi paleso in sala, spesso con mio papà presento le serate e passo per i tavoli, è necessario anche per me stare in mezzo ai nostri clienti, parlare con loro e farli sentire a casa. Veronica però su questo punto è imbattibile.
V. – Ho fatto tanti lavori diversi tra loro: dalla commessa alla make up artist e “la mooodah”! Mi sono occupata anche di snowboard e da lì, la mia vita aveva bisogno di una svolta, andai a vivere a Sidney. Per due anni ho fatto di tutto! Ammetto di aver lavato anche i cessi! Infine mi sono trovata ad essere responsabile di un negozio vintage. Devo dirti un segreto: prima di tutto ero una ballerina professionista di danze standard e ci sono storie incredibili legate a quella parte della mia vita. Raccontaci tutto! E soprattutto cosa sono le danze standard?
L’insieme delle Danze Standard è formato da cinque balli: Valzer Inglese – Tango – Valzer Viennese – Slow Fox Trot – Quick Step. Con il cuore che impazzisce ricordo ancora quando arrivava la settimana di Blackpool, una competizione importantissima a livello internazionale, in cui bisognava avere per ogni sera un abito diverso, e quando dico abito intendo abiti in stile gran galà! Era pieno di ballerini da tutto il mondo, che erano pronti ad arrivare al gran finale per avere l’opportunità di poter danzare con una vera orchestra alla Royal Albert Hall di Londra. Be’ mi sentivo ribaltata in un’altra epoca! Bellissimi ricordi ma anche qualche ferita qua e là. E tu Marina?
Ho iniziato come cameriera sui navigli, poi ho fatto la commessa in un negozio in centro, dopo assistente di produzione e infine sono diventata art director da Saatchi & Saatchi Londra e Vienna. Arriviamo da una famiglia che ci ha cresciuto dicendoci: “una donna deve sapersi tirare su le maniche” perciò….
Ci raccontate la storia della Balera dell’Ortica? E quella della Sala Venezia?
M. – La Balera dell’Ortica è una realtà storica del quartiere Ortica, era il Dopolavoro ferroviario (associazione per il tempo libero dei lavoratori e non solo nata nel 1925, NdR) che dava ossigeno a un quartiere tanto carismatico, ma che negli ultimi anni era rimasto abbandonato a se stesso per troppo tempo. I nostri genitori ci venivano a ballare da giovani e vederla così in disuso fu un colpo al cuore. Arrivando da una gestione decennale di un’altra balera, quella della Centrale del latte di viale Toscana, io e Veronica insieme a papà e mamma, abbiamo deciso di unire le forze, per togliere la “polvere” da quella meravigliosa pista da ballo che aveva bisogno di una riscoperta dell’amore. Pensa che poi siamo riuscite anche a portare la squadra della Bocciofila in serie A, perché qui da noi si giocava a bocce!
La Sala Venezia è anche lei un luogo storico e la sua identità appartiene ai Combattenti e Reduci di Guerra. Anche per la Sala Venezia l’obiettivo fu quello di ridare un respiro a un luogo sacro che rischiava di essere dimenticato e ridare il senso di aggregazione a tutti i suoi tesserati non più tanto giovani. E questo accadde più di 20 fa circa. Abbiamo le balere nel DNA!
Che ricordo avete del Cral della Centrale del latte?
V. – Nonostante fossimo piccole già ballavamo e ricordo che durate le serate danzanti allestivamo un tavolo con tutti i nostri disegni e li vendevamo in cambio di un’offerta libera! Io disegnavo solo conigli e nuvole e le nostre case della Barbie che facevamo con le casse dell’acqua vuota usando i posaceneri come tavolini.
M. – Io ricordo anche che Veronica era la mia dama e io il suo cavaliere.
La balera è a conduzione familiare (allargata) ci racconti anche i compiti degli altri componenti della famiglia Di Furia?
M. – Veronica è attenta al servizio e alla cura dei dettagli estetici e non, a volte maledico la sua pignoleria, ma ormai ho imparato a conviverci e guai se lei non ci fosse! Mamma è la regina dei fornelli, la cuoca della Balera: al mattino mette sul fuoco il suo ragù e fino a notte fonda non esce dalla cucina. Papà è la colonna portante la cui opinione per noi conta più di tutto e tutti, mio marito è “lo sbattimento fisico e logistico” ed è anche colui che mantiene l’equilibrio tra tutti noi.
Cosa vi piace della balera?
V. – Della Balera mi piace tutto! È un posto che racchiude tutti tipi di persone: dall’anziano al giovane, che ci frequenta solo perché è in voga e si diletta nei balli di gruppo, passando per chi vuole davvero imparare qualche passo di walzer o per le famiglie che possono far stare i bimbi a giocare nell’area giochi. E poi non mancano i fashion victim ubriachi e sorridenti… e così via. Non vorrei mai che cambiasse mai questo mood: generazioni e stili che si mischiano tra loro in maniera molto scanzonata. Noi siamo così, ospitiamo tutti coloro che hanno voglia di divertirsi in maniera semplice e spensierata: come andare ad una sagra di sera, sotto le stelle, con le lasagne e gli arrosticini abruzzesi e l’amaro nel bicchiere di plastica. Perché mai dovremmo cambiare? Tanti designer, anche famosi, hanno provato a proporci di “rinnovare”, ma sono fiera di aver sempre rifiutato, orgogliosi della nostra sincerità. In inverno l’aria cambia, il freddo si fa sentire e l’atmosfera è più da “pasta e fagioli” sotto le lucine natalizie, e ci ritiriamo in trattoria con la bocciofila e le serate a tema culinario. Mentre per quanto riguarda la serata danzante ci spostiamo nella romantica Sala Venezia.
M. – Concordo con Vero, mi piace il mix. Spesso chi arriva con il broncio va via con il sorriso. Aggiungo che qui puoi trovare anche l’amore!
E invece cosa vi piace della notte? Cosa avete scoperto grazie alla notte? E grazie alla balera?
M. – Della notte mi piace che hai la sensazione che tutto sia possibile, che la felicità sia illimitata e un bene universale comune, e mi piace godermi quella sigaretta a fine serata insieme a mio marito.
V. – Della notte mi piace “il mistero” e sono attratta dalla diversità che mi circonda, adoro incontrare persone estroverse e a loro modo uniche “nel bene e nel male”. Grazie alla notte ho scoperto che non si può vivere di sola notte senza assaporare la luce del sole di prima mattina e viceversa. Grazie alla Balera ho scoperto che si può stare bene sotto “le stelle milanesi” con un bicchiere di vino in mano senza la necessità di fare grandi cose.
Dalla moda all’arte, alle trasmissioni televisive spesso le balere sono la scenografia di feste ed eventi; raccontateci quali sono stati gli eventi più divertenti che avete ospitato.
V. – Assolutamente la festa di Toilet Paper e Wallpaper, ma qui parlo di Sala Venezia. Per quanto riguarda la Balera dell’Ortica è davvero sempre una festa e ne accadono di belle ogni sera!
M. – Gli eventi più divertenti li collego a Paride Vitale, un amico che portò nella nostra Balera, Toiltet Paper e Wallpaper. Personaggi eclettici e affascinanti: mangiare la pasta e fagioli di mamma ballando la mazurka su alti tacchi di Mila Schon è stato un momento di consapevolezza.
V. – Quando non lavoro vado a mangiare da Barmare, il ristorante del mio compagno e di due altri soci nonché ormai amici. Pesce fresco e ottimo vino, poi adoro Poporoya e solitamente cerco sempre di scoprire posti nuovi. Il mio piatto preferito? Spaghetti al pomodoro e basilico. Dal versante bere vado spesso al Mag, al Lacerba, allo Sugar o in Santeria.
Il mio divertimento è fatto di poli opposti: mi piace ballare swing ma adoro andare da al Dude dal mio amico Faustino o al Do.g.s. dai miei ammichetti Fede e Paolitos e assolutamente non potrei non scrivere il Plastic da una persona a cui voglio molto bene: la Pinki! Adoro gli spaghetti al pomodoro e basilico ma anche piatti complessi. Non mi piace avere punti di riferimento. Voglio esplorare tutto senza convenzioni. Questo mi fa essere quella che sono.
M. – Io invece sono una mamma di due bellissime bimbe e non vado più tanto spesso a ballare a meno che non trovo qualche luogo o evento dove sia possibile ballare del cazzutissimo boogie woogie. Se esco però preferisco andare a trovare gli amici: con mio marito andiamo dalla Pinky al Plastic, a bere una birra da Ivan allo Sugar, da mio cognato per mangiare dell’ottimo pesce da Barmare, oppure due dumplings dalla Linda al Diner di Lambrate, o dal Poncho in Santeria Social Club per il brunch della Domenica. Insomma cerco “famiglia” anche quando ho del tempo libero. Ci raccontate la storia più bizzarra che ti è capitata lavorando in balera?
M. – Lui con la fidanzata la settimana prima. Lui con l’amante la settimana dopo finchè il tutto non è avvenuto nella stessa settimana. Oppure una coppia che veniva da noi il pomeriggio: lei era la sua insegnante di ripetizioni e niente è scattato l’amore e ora stiamo vedendo i loro bimbi crescere.
V. – Scenate di gelosia qua e là tra anziani e “non” perché i mariti ballano con altre donne o viceversa. Ma la più buffa è stata durante una delle nostre serate invernali quando trovai una borsa per terra e per capire di chi fosse la aprii e dentro trovai i due cactus che erano spariti dal nostro bagno e che stavo cercando da tutta la sera. Mi arrabbiai con la proprietaria della borsa nonché nostra frequentatrice assidua, rubare è un gesto che non riesco a tollerare.
Perché oggi la dimensione della balera affascina così tanto?
M. + V. – Perché è un posto che richiama alla memoria parole quali naive, pane, amore e fantasia, ma anche famiglia e semplicità o forse perché abbiamo bisogno di tutte queste cose in un unico luogo.
Collezionate qualcosa?
V. – Colleziono scatoline e ho la mania del comprare oggetti particolari nei vari mercatini e riempire casa finche non diventerà un bazar.
M. – Calze spaiate.
Chi è il vostro eroe ?
M. + V. – Papà Antonio e anche la mamma non è da meno.