Negli ultimi dieci anni, chi era avvezzo ad ascoltare sotto le luci dei club, piccoli o grandi che fossero, solo ed esclusivamente musica, ha dovuto ricalibrare progressivamente le sue abitudini ritrovandosi sempre più spesso circondato e inondato da parole. Parole dissacranti e caustiche come quelle della stand-up comedy, ma anche parole profonde e ispiratrici – incendiare, per l’appunto – come quella della poesia. Tra i principali artefici a Roma di quest’ultimo mutamento c’è sicuramente il collettivo WOW – Incendi Spontanei, che proprio quest’anno compie i suoi primi cinque anni. Un collettivo “nomade”, che ha tante case sparse in città, e dalle molteplici voci, che nel tempo si è ingrandito accogliendo sempre più performer. I festeggiamenti per il primo lustro inizieranno il 27 ottobre negli spazi di Zalib con la prima tappa di WOW Station, un torneo in tre atti il cui vincitore o vincitrice parteciperà alle Finali Regionali Lazio, con la possibilità di competere poi a livello nazionale e internazionale. Ci siamo fatti raccontare tutto in questa chiacchierata, a cui ha preso parte l’intero collettivo di WOW: Giuliano Logos, Olympia, Leonardo Scrima, Matteo Bussotti, Francesco Seu, Lorenzo Maragoni, Davide Volpe, Giulia Sara.
Le foto dell’intervista sono a firma Luca De Benedetti, Gabriele Ratano, Beatrice Corsini.
Qual è stato il vostro primo incontro con la slam poetry? Vi racconto il mio: un film che finiva spesso nella programmazione delle prime piattaforme televisive in pay per view (Stream, credo). Si chiamava "Slam" e solo dopo qualche anno ho scoperto che il protagonista era Saul Williams (il film è del 1998).
La maggior parte di noi ha conosciuto lo slam da video di performance su internet o per passaparola. C’è chi ha avuto il primo incontro dal vivo con lo slam in altre città per poi avvicinarsi a WOW, chi ha visto il collettivo muovere i primi passi con i primi eventi organizzati su Roma e magari si è formato proprio all’interno della scena romana. Anche i background dei singoli artisti e artiste sono molto vari: chi viene dal rap, dal mondo musicale, dal teatro, da studi di letteratura, o a chi semplicemente piaceva esprimersi scrivendo e un giorno ha voluto provare a rendere i propri testi a voce alta.
A Roma non c'è mai stato un gran movimento intorno allo slam poetry, cosa vi ha convinto ad andare oltre e a fondare WOW?
Prima della fondazione di WOW nell’autunno 2018, è vero, a Roma non esisteva ancora nessun collettivo strutturato che si occupasse di poesia performativa. Ѐ stata questa assenza a spingere Dome Bulfaro (già tra i fondatori della LIPS – Lega Italiana di Poetry Slam) a proporre a Giuliano Logos, in seguito al suo trasferimento a Roma, di immaginare la nascita di una nuova realtà nella Capitale. L’obiettivo era duplice: creare una solida comunità poetica romana e dare finalmente un respiro poetico internazionale alla Capitale attraverso una stagione di eventi culturali che culminasse con l’esibizione dello slampapi Marc Kelly Smith, fondatore del movimento slam a Chicago negli anni Ottanta. Tutto ciò, alla fine, è successo veramente! Sarebbe però impreciso parlare di una precedente assenza di movimento: a Roma erano già individualmente attivi gli MC Valerio Piga (a cui lo stesso Bulfaro aveva affidato l’incarico di coordinatore LIPS dell’area Lazio due anni prima) e Kento (già consigliere della LIPS dalla sua fondazione nel 2013 al 2015) e, nell’entroterra laziale, il collettivo Castelli Poetry Slam. Inoltre, sin dal 2002, Roma ospita la longevissima – seppur estranea alle regole internazionali della disciplina e alla slam family nazionale – scena poetica del Lettere Caffè, guidata da Claudia D’Angelo.
Ci potete raccontare come e quando il collettivo Wow è nato? Chi sono stati i fondatori e chi ne fa parte ora?
La proposta di Dome Bulfaro di lavorare con Giuliano Logos a una stagione di eventi poetici mensili con ospiti internazionali è stata estesa nell’autunno 2018 a performer e MC attivi nella Capitale. Hanno accettato l’invito e poi fondato il collettivo con Giuliano e Dome: il performer e comunicatore Valerio Santori e i performer Luca Scacchetti e Anna Mazzoni (tutti e tre non più membri, mentre Bulfaro è ora membro onorario). Negli anni poi si sono succeduti poi ulteriori componenti che ora non prendono più parte al progetto WOW (tra gli altri Aldo Borraccia e Renata Prado). I componenti della formazione attuale sono invece: Giuliano Logos (fondatore nel 2018 e primo italiano a diventare Campione del Mondo di Poetry Slam nel 2021), dal 2019 Olympia e Leonardo Scrima, dal 2020: Matteo Bussotti, dal 2021 Francesco Seu e Lorenzo Maragoni (Campione del Mondo di Poetry Slam nel 2022), dal 2022: Davide Volpe e Giulia Sara.
Perchè il nome WOW - Incendi Spontanei?
Il nome nasce dalla fusione di due concetti per noi fondamentali. Il primo, racchiuso in “WOW”, incarna la volontà di ispirare meraviglia alla fruizione dell’atto poetico rendendolo, su vari livelli, accessibile e prossimo alle persone come originariamente era. Ѐ un modo per comunicare che la poesia non dovrebbe limitarsi ad essere un’arte elitaria, ma godere anche di spazi e tempi in cui un segmento più ampio possibile di umanità la possa sentire nel profondo e con cui possa interagire, fino a volersi spingere verso un grado progressivamente più elevato di consapevolezza. La seconda parte, “Incendi Spontanei”, racconta l’aspirazione di riuscire ad accendere, in chiunque vi entri in contatto, la passione per la condivisione poetica. Non desideriamo spettatori passivi, ma esseri umani che, toccati dalla bellezza del raccontare e raccontarsi, diventino essi stessi portavoce, contribuendo a diffondere la fiamma e ad accendere gli spiriti di altri. Questa visione è stata fortemente influenzata dal libro “TAZ – Temporary Autonomous Zone” di Hakim Bey. La sua idea di “zona temporaneamente autonoma” e di “terrorismo poetico” ha offerto una prospettiva rivoluzionaria su come la poesia può essere un mezzo di resistenza, autonomia e, soprattutto, di stupore.
Vi ricordate il primo evento di slam poetry che avete organizzato?
L’“evento 0” è stato uno slam organizzato da Giuliano Logos nel settembre 2018 in un chiostro seminascosto, al limitare di Campo de’ Fiori, oltre l’Arco degli Acetari: vi hanno preso parte la maggior parte di quelli che sarebbero diventati i fondatori originari di WOW ed è stata la prima occasione in cui l’idea germinata tra lui e Dome Bulfaro ha infiammato altri animi. Il primo evento ufficialmente firmato WOW c’è stato solo un mese più tardi, nel Circolo Arci Sparwasser del Pigneto, che da allora per noi è, e continua ad essere mensilmente, casa: si trattava di un poetry slam arricchito dallo spettacolo di poesia performativa del tre volte campione italiano Simone Savogin.
Quest'anno compirete cinque anni, cosa è cambiato a Roma da quel primo evento?
Senza dubbio si può parlare di una scena a tutti gli effetti e di un movimento che cresce, così come sta crescendo anche quello nazionale. Sia rispetto all’attenzione di un pubblico sempre più vasto di appassionati e realtà istituzionali – come, tra le altre, Municipi e Regione, con cui abbiamo avuto occasione di collaborare – che da parte di nuovi e nuove interpreti che abbiamo visto crescere esponenzialmente in numero e in esperienza sul palco in questi anni, regalandoci voci fra le più variegate in Italia sia per stile di scrittura e interpretazione, che per temi trattati e background artistico. Negli anni si sono aggiunte tante persone nuove, sono nate e si sono spente altre realtà locali con un ricambio che ha mantenuto il movimento in crescita. Noi come organizzazione, ma anche il format del poetry slam, siamo riusciti a raggiungere un pubblico sempre più vasto. Ci siamo anche dedicati maggiormente alla poesia performativa internazionale a partire dalla prima stagione WOW con ospiti nel 2019, fino a portarci ad organizzare a dicembre del 2022 il Campionato Europeo di Poetry Slam, per la prima volta in Italia, presso la Galleria delle Arti. Ventiquattro slammer da altrettante nazioni europee hanno trovato qui a Roma un punto di incontro e di scambio: è stata un’esperienza davvero profonda, che ha saputo creare legami e nuove strade che la poesia potrà percorrere d’ora in poi.
Ci sono altre città in Italia in cui questo movimento ha una eco altrettanto forte?
C’è una scena slam in tutte le principali città italiane, qualcuna anche in provincia, ed è bellissimo. La forza della scena nazionale sta proprio in questo essere una rete, una famiglia i cui membri si supportano e si stimolano a vicenda, dando ispirazione e supporto per far nascere nuove realtà costantemente e nei luoghi più disparati. Oltre a questo ci si ritrova spesso a fare dello slam una scusa per viaggiare e ospitare performer per trasferte in altre città, occasione ulteriore di scambio artistico, umano e di consolidamento di questa rete e senso di comunità. Tutte le realtà di poetry slam in Italia sono inoltre coordinate dall’organizzazione nazionale LIPS – Lega Italiana Poetry Slam, che ogni anno affida a una città diversa lo svolgersi delle Finali Nazionali che decretano il campione o la campionessa italiani.
Wow invece com'è cambiato in questi cinque anni?
Siamo cresciuti molto come artisti e come organizzatori, complice anche la ricchezza di fermento artistico nella Capitale e l’ingresso di nuove voci. Anche la voglia di fare le cose in grande è cresciuta insieme a noi e abbiamo potuto contare sulle professionalità di chi tra di noi si è formato parallelamente come operatore culturale o in altri campi legati all’organizzazione eventi. Abbiamo iniziato anche a puntare di più sulla promozione e il supporto alla produzione dei progetti dei nostri singoli artisti e abbiamo sviluppato uno spettacolo collettivo “Line Up”, oltre a esserci aperti alla contaminazione tra poesia e musica con l’ingresso del nostro direttore musicale Matteo Bussotti, grazie a cui abbiamo introdotto anche le jam session di poesia e musica. Sono cambiati anche i palchi con cui confrontarsi, ci siamo esibiti su palchi più importanti e impegnativi, con più distanza con il pubblico, come Largo Venue, ma sempre mantenendo il contatto con locali più piccoli e intimi dove portiamo una programmazione diversa, come da Sparwasser, in cui abbiamo introdotto gli spettacoli monografici degli slammer che raccolgono la loro produzione in un progetto più organico, invitandoli spesso da fuori Roma per incoraggiare uno scambio con la scena locale. Anche avere trovato uno spazio tutto nostro come sede fisica ha fatto la differenza. Da maggio 2021 infatti abbiamo il nostro studio da Ombrelloni Art Space nel quartiere San Lorenzo che ci ha permesso di avvicinarci alla scena di arte contemporanea e sperimentare con altri mezzi rispetto al solo corpo e voce, fino a realizzare un’opera collettiva di videopoesia che è stata anche esposta nel dicembre 2021 alla GAM di Roma. Quello che è cambiato è senza dubbio anche una crescita di attenzione per la poesia performativa e il poetry slam da parte delle istituzioni, complice anche il fatto che dal 2021, per tre anni consecutivi, è stata proprio l’Italia a vincere i Mondiali di Poetry Slam e due dei tre performer che si sono aggiudicati il titolo sono membri di WOW con base a Roma e spesso conducono insieme le nostre gare di poesia, esibendosi anche loro.
Come raccontereste a chi non c'è mai stato uno dei vostri eventi?
Sei poeti, tre minuti a testa. Chi vince lo decide il pubblico. La poesia che può tornare a stupire. Una serata in cui scoprire che la poesia può farti gasare. Un orgasmo poetico. Un posto in cui divertirsi e staccare, ma anche un safe space per una buona dose di sbudellamento emotivo. Bungee jumping con il cuore in mano. Ogni tanto, in qualche luogo a Roma, delle persone si riuniscono unendo le proprie fragilità per ricostruirsi più forti. Chi non c’è mai stato è un pazzo. Bisogna venire a rendersene conto con i propri occhi del carico di bellezza che segnerà il prima e il dopo WOW. Vi aspettiamo guagliù. Ce verimmelà.
I festeggiamenti inizieranno questo ottobre da Zalib con un torneo, ce lo potete raccontare?
Per festeggiare questa ricorrenza così importante abbiamo pensato di ripercorrere le tappe che ci hanno portato fino a qui, come se fossero stazioni di sosta dentro un “road movie”, dove fermarsi in preparazione della strada che c’è ancora da fare, ma anche ricordando quanta ne è stata fatta. Così è nato WOW Station, un torneo le cui tre eliminatorie, tra ottobre e dicembre, saranno ognuna in un locale diverso, storico per WOW e che è stato importante per il nostro percorso, fino ad arrivare alla finale di torneo a gennaio 2024 da Largo Venue per inaugurare la nuova stagione, ospitando i primi e le prime due classificati di ogni appuntamento, per un totale di sei contendenti. Chi vincerà la finale di torneo andrà direttamente alle Finali Regionali Lazio. Così prosegue la competizione nel poetry slam fino alle Nazionali, gli Europei e i Mondiali, da locale a internazionale.
Vi ritrovate ogni tanto anche in strada?
Portare la poesia in luoghi in cui le persone non si aspettano di trovarla ci ha sempre molto divertito ed è uno dei punti fondanti di WOW. Da quest’idea è nato anche il nostro format Poesia Carbonara e tutte le “incursioni poetiche” senza preavviso, quegli “Incendi Spontanei” in vari luoghi della città. Abbiamo fatto poesia oltre che nelle strade, anche in vagoni della metropolitana, sui tetti dei palazzi, nelle case di chi ci ospitava, alla Stazione Termini di notte per sensibilizzare sulla situazione dei senzatetto di Roma, o nelle piazze insieme ai ragazzi e alle ragazze che portano avanti le lotte contro il cambiamento climatico, negli spazi comuni dell’università, sull’isola Tiberina e in riva al Tevere, vicino al Colosseo. Quando la poesia esce dai locali e dai palchi e arriva in strada, alle persone che passano, che anche solo per un momento si fermano ad ascoltare, è sempre un momento speciale, perché per un attimo la poesia rompe la monotonia di quei luoghi e li mette sotto una luce diversa, dimostrando che tutto è sempre possibile.
Quali saranno poi le altre attività che porterete avanti in questi mesi?
A partire dalla finale del torneo di poetry slam WOW Station a gennaio 2024, riprenderemo la stagione di eventi da Largo Venue, già da novembre proseguiremo con gli open mic “Queer Poetry Speaks UP!” da bar.lina, continueremo con la promozione e il supporto alla produzione dei progetti delle artiste e degli artisti singoli, il percorso di contatto tra musica e poesia performativa con jam session e spoken music, i progetti di internazionalizzazione della poesia performativa ospitando performer a Roma e con le attività di performer.
Cosa consigliereste a chi si vuole avvicinare per la prima volta alla slam poetry, sia come spettatore che come creatore di versi?
Il consiglio è quello di iniziare. Il poetry slam nasce dal basso, come spazio senza barriere all’entrata. Il punto di partenza è diverso per ogni persona che si approccia, ma basta sentirsi pronti ad esporsi su un palco, avere voglia di condividere qualcosa di proprio, ed essere ok con l’idea della “competizione”, anche in forma di gioco. Da lì si cresce e si migliora col tempo, vedendo gli altri, studiando, scrivendo, leggendo, viaggiando. Come spettatore non so se c’è un consiglio se non quello di aprirsi alla sorpresa, e naturalmente di non prendere la sfida troppo sul serio (i poeti sono i primi a non farlo). Guardarne il più possibile, soprattutto dal vivo, e andare a parlare ai poeti dopo lo spettacolo, è sempre prezioso, sia per pubblico che per chi si avvicina come performer, perché l’obiettivo del movimento è sempre stato quello di riportare la poesia alla gente, eliminando quella barriera tra poeta e fruitore. E come dice il Presidente della LIPS, Andrea Fabiani, “Il poetry slam è uno spettacolo al quale non si può assistere, ma solo partecipare”.