Molto in voga tra la generazione del dopoguerra e ormai caduto in disuso (l’epiteto, non ciò che indica, che continua a tirare più di un carro di buoi), qui la soreca non si accosta alle doti di una bella figliuola o al quattro di denari, ma a un primo piatto tra i più rappresentativi dei castelli romani. Preparato con farina, uova e sale, l’impasto viene modellato a mano creando una forma simile a code di topa, e condito a piacere con ragù di castrato, cinghiale o maiale. Il consiglio è sempre il solito, cioè non esagerare: perché la soreca, topa o gnagna che dir si voglia, quest’estate la vorremmo vedere ben figurare in costume, senza limitarci a gustarla in un piatto o a darla a chi serve le carte.
ven 14.06 – dom 16.06