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Gianfranco Morgante

Il nostro cliente tipo non è il classico avventore dei Navigli. Il turista può imbattersi e rifugiarsi per caso o fortuna nel Morgante, ma di norma chi viene da noi, milanesi e non, ci ha cercato.

Scritto da Martina Di Iorio il 24 maggio 2017
Aggiornato il 30 maggio 2017

Data di nascita

6 luglio 1972 (52 anni)

Luogo di nascita

Milano

Luogo di residenza

Milano

Attività

Imprenditore

Il Morgante Cocktail & Soul è un piccolo angolo nascosto nel cuore dei Navigli. Aperto l’anno scorso durante i giorni di fuoco del Fuorisalone – con una campagna fatta insieme a Zero (leggi qui) che invitava a scoprire con indizi questo nuovo indirizzo segreto – il Morgante è un cocktail bar con cucina che trasporta i propri ospiti in un’altra dimensione. Abbiamo fatto due chiacchiere con il suo proprietario, Gianfranco Morgante, che ci ha spiegato come è nata questa idea e qualche curiosità sul bar più celato di Milano.

Zero – Cosa facevi prima di arrivare al Morgante?
Per anni mi sono occupato di sviluppo immobiliare e tra le attività di famiglia anche di viticoltura. Da qui un approccio più tecnico al mondo del vino anche come membro ONAV(Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vini).

Sei stato sempre appassionato di questo mondo?
Ho cominciato a cucinare giovanissimo. La mia famiglia ha sempre avuto una grande tradizione di convivialità; vedere mia madre e mio padre trafficare intorno ai fornelli e gli zii maneggiare fantastiche bottiglie dai colori sgargianti, rigorosamente vietate a noi bambini, mi ha sempre riempito di meraviglia. I primi ricordi legati ai viaggi sanno di cibo, aromi e profumi. Solo più tardi, dopo che a mie spese con zaino in spalla ho gustato aspetti più veraci, a volte anche troppo, della cucina di strada e dormito in posti spesso improvvisati in Medio Oriente ma soprattutto in Asia, ho potuto confrontare le nuove esperienze con i ricordi che nella mia memoria sembrano usciti da quei film anni 70 girati in Costiera Amalfitana. Quel signore con baffi impomatati e papillon, che da piccolo quando non volevo mangiare mi preparava le pesche con zucchero e limone, con la sua gentilezza catturava la mia attenzione salvandomi dalle severe reprimende di mio padre e facendomi sentire obbligato a stare a tavola educatamente: allora non capivo, ma ciò che mi faceva stare tanto bene era la professionalità e l’attenzione della migliore Hôtellerie italiana.

Gli interni del Morgante
Gli interni del Morgante

Come è nata l’idea di aprire il Morgante? E come hai scelto la posizione?
L’idea di muoversi nel settore della ristorazione è nata, come nella migliore tradizione italiana, intorno ad un tavolo imbandito: una sera d’estate il mio socio e io ci trovavamo circondati da amici nella mia casa in campagna, domandandoci se fosse possibile trasformarla in un agriturismo. Si rifletteva su come fosse difficile convincere gli amici milanesi a venire in campagna in Oltrepò, nell’immaginario comune convinti di trovarsi nella bassa paludosa. Invece scoprivano, solo una volta arrivati, colline meravigliose immerse nei vigneti che di notte vedono accendersi sulla Pianura costellazioni di luci da Pavia a Milano sino al Monte Rosa. Perché dovrebbero venire fin qui i nostri ospiti? Per rispondere a questa domanda c’è voluto del tempo. Perché un posto risulti speciale, spesso non basta che sia bello, che si mangi e si beva bene e il personale sia gentile: il posto deve avere un’anima. Quando dopo lunghe ricerche m’imbattei nello spazio Cortina, che, nato come studio della pittura avanguardista milanese e divenuto poi galleria d’arte, cessava la sua attività, ne rimasi immediatamente affascinato. La mia scarsa frequentazione della frenesia dei Navigli mai avrebbe lasciato pensare che avrei aperto proprio in questa zona, ma quel posto aveva un’anima! Messi da parte i piani economici e le idee nate dopo diversi tirocini fatti in cucina e in sala, mentre praticavo ancora il vecchio mestiere, ho cercato di assecondare la naturale attitudine del luogo. Un locale in cui c’è tempo anziché frenesia, spazio anziché folla, musica anziché rumore; dove spesso ci si dimentica di avere un cellulare e le persone che sono con noi divengono il centro del nostro interesse e la parola viene sussurrata.

L'ingresso nel giardino segreto del Morgante
L’ingresso nel giardino segreto del Morgante

Ci puoi parlare del recente restyling?
Nel corso di questo primo anno di attività ci siamo accorti che i nostri ospiti sentivano la mancanza di un luogo più classico per la cena. Non appena quindi si è presentata l’occasione, l’abbiamo colta e nello spirito del Morgante abbiamo ampliato gli spazi e perfezionato quanto già c’era. La seconda sala è dedicata quindi maggiormente al ristorante e i dettagli sono stati scelti con l’Architetto Popa Pareschi, che ci segue dall’apertura.

Chi c’è al bancone? Sai fare anche da bere?
Al momento abbiamo Lorenzo Allegrini e Fabiana Canella. Riguardo le mie performance al bancone, tra saper preparare qualche buon classico e farlo di professione servono anni d’esperienza. Come dice il mio ex suocero “Ofelè fa il tò mestè” e io sono un imprenditore.

Qual è la linea del tuo bar?
Qui facciamo da bere e da mangiare, lo facciamo bene, in maniera semplice, con prodotti di qualità.

Cosa non può mai mancare nel tuo bancone? Perché?
Il ghiaccio! Sembra banale, ma è il primo tassello per costruire qualsiasi cocktail.

Tre drink che ci consiglieresti di prendere al Morgante?
Tra i classici, Old Fashioned e Cocktail Martini. Nella nuova drink list di Lorenzo Allegrini: Ziggy Stardust Messico e Nuvole Cuor Di Salvia.

food_pairing

Bilancio di questo anno? Qual è la tua clientela tipo?
Direi ottimo! Il nostro progetto era molto ambizioso e come primo approccio al mondo del food&beverage i riscontri sono stati eccellenti. Il nostro cliente tipo non è il classico avventore dei Navigli. Il turista può imbattersi e rifugiarsi per caso o fortuna nel Morgante, ma di norma chi viene da noi, milanesi e non, ci ha cercato. Come genere, tendenzialmente pubblico femminile dai 20 ai 40 anni come fascia d’età, molte coppie e piccoli gruppi di amici. La maggior parte viene comunque per la qualità dei prodotti della cucina, nonché dei distillati e dello stile con cui vengono preparati.

Cosa bevi di solito?
Cocktail Martini molto secco e Old Fashioned.

Dove vai a bere di solito quando non sei al Morgante?
Specialmente nell’ultimo anno sono stato quasi totalmente assorbito dalla mia attività e quando non lavoro dedico più tempo possibile a mio figlio. Da civile, prima di entrare in servizio, frequentavo il The Doping Club (ai tempi di Massimo Stronati), da Oscar Quagliarini, ovunque andasse, ed il Nottingham Forest di Dario Comini.

Salmon on the drops
Salmon on the drops

E a mangiare? Quando non cucino a casa?
A Milano qualche perla nascosta a China Town e l’ottima carne de La Bistecca in Via Paracelso. Ma, per la cucina italiana contemporanea, al primo posto Il Manna di Matteo Fronduti, che ha una mano incredibile. Fuori porta, random alla ricerca di materie prime e nuove interpretazioni.

I tuoi posti del cuore al Milano?
Cibo? Il Paradiso della Pizza in Via Pellegrino Rossi. Luoghi? Quando ho tempo di passeggiare per Milano ci sono tre tappe che mi piacciono: il Museo Archeologico di Corso Magenta, la Chiesa di San Satiro, Piazza del Carmine e Cavalieri del Santo Sepolcro; esci dal caos, cambiano suoni e clima.

Bevi tutti i giorni? E se bevi troppo qual è il rimedio per una sbronza?
Acqua, tanta, sicuramente!