Sono l'anima romantica dell'esercito italiano. Sono stati in Austria, nel Peloponneso, sul Don, nei Balcani, nel Corno d'Africa, pure in Afghanistan. Con il loro vino, i loro accenti transpadani, le loro speranze tranquille, i racconti e lo struggimento di fronte alle vette della vita e della morte. I tedeschi la chiamerebbero "Sehnsucht", l'italiano non ha parole per tradurre; forse l'unica traduzione possibile è lo Spirito alpino stesso. Erano gli unici italiani che, a guerra oramai persa, Hitler rispettava. Erano anche i compagni di mangiate e canzoni di Peppino Prisco, personaggio insostituibile della vera milanesità - fu sua l'idea di questa celebrazione annuale alla memoria dei caduti. Ebbene, l'Avvocato, due giorni prima di morire, era a cena con loro a sgolarsi sulle melodie eterne del "Signore delle cime" e "La montanara". Impossibile restare passivi ascoltando queste voci soavi e volitive, come rassegnate a un'esistenza di dolore ed estasi tra guerra e montagna. Ascensione, battaglia, pace. Gelo, fuoco, amore. Questa è mistica pura. Cosa buona e giusta che la si faccia in Duomo. Cosa buona e giusta che la si vada ad ascoltare. Sono armonie che portano in alto il cuore, e lo purificano in attesa della notte (santa).
Santa Messa a ricordo degli alpini caduti
Duomo di Milano, Piazza Duomo (Milano)
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