Bonnie Prince Billy

Sotto lo pseudonimo Bonnie "Prince" Billy troviamo uno dei più eclettici songwriters americani: Will Oldham, già leader dei Palace Brothers. Personaggio incredibilmente schivo, dalla personalità scontrosa (non rilascia interviste, e il suo comportamento sul palco, da triste perdente fulminato, mi lascia qualche dubbio sulla sua sanità mentale...), Oldham é fra i principali responsabili, insieme ai Black Heart Procession, ai Calexico, ai Giant Sand, del rinnovato interesse per la musica delle radici americane. La musica di Will Oldham é in continua evoluzione pur restando coerente al suo spirito cantautoriale, che spazia tra ballate incredibilmente scheletriche, desolate, e brani country più vivaci e sgangherati. Particolarmente espressiva é la sua voce singhiozzante, una voce che possiede quel non so che di magnetico che trasforma ogni brano in un capolavoro. La sua é una forma canzone indubbiamente "vecchia" e sfruttatissima (si ritorna al country, il cosiddetto "blues dei bianchi" che ebbe il suo momento di massimo splendore fra gli anni 40 e 60 con personaggi come Hank Williams e Johnny Cash), ma appunto per questo particolarmente difficile da riproporre senza cadere nel già sentito, nella brutta copia e nella banalità. A riprova della sua bravura, Johnny Cash (praticamente Dio in terra per quanto riguarda questa musica) lo ha voluto come collaboratore nel suo ultimo album e ha interpretato la sua "I see the darkness". La stranezza psicofisica del personaggio, brutto, malvestito, barcollante (praticamente una costante in questo ambito), é un perfetto phisique du role country. Le sue canzoni si crogiolano in una sofferenza indolente, e Oldham le presenta accompagnato da una band affiatatissima. I suoi concerti possono protrarsi fino ad ora tarda, e hanno la strana caratteristica di riuscire ad impietrire il pubblico, occhi vitrei puntati verso il palco, nessuna voglia di tornare a casa. Tutto dipende dallo stato d'animo del nostro e dalla sua chitarra struggente.