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Michael Nyman Band

Teatro Strehler, Largo Greppi, Milano - Ing. 35/25mila

di Arthur Cravan

Avverto sempre un certo disagio quando sono chiamato a presentare concerti di compositori che per lungo tempo si sono dedicati alla critica musicale, soprattutto se hanno avuto un percorso creativo come quello seguito da Michael Nyman. Si, perché Nyman, proprio negli anni dell'avanguardia, quando noi tutti stavamo a Darmstadt con Stockhausen e Boulez a sperimentare attorno ai concetti della musica seriale, scelse improvvisamente l'Aventino.Tra il 1964 ed il 1976 Nyman non scrisse nemmeno una nota (così almeno ha sempre dichiarato) e quando diede alle stampe il suo saggio "Musica sperimentale: Cage ed oltre" (scatenando dibattiti feroci), alcuni di noi sela presero un po' troppo, forse poiché si sentivano giudicati da qualcuno che, tra l'altro, "non ci aveva nemmeno provato". Ma si sa: gli anni passano, le barricate cadono, i rancori si dileguano e Nyman è ormai considerato uno dei massimi compositori del Novecento. Revisionismo? Forse. Fatto sta che i nemici di ieri sono diventati gli amici di oggi, coloro che di Nyman ammirano l'infaticabile ricerca di linguaggi nuovi nell'alveo della musica contemporanea. Meglio per chi (come me) allora non si espresse e dunque, non avendo alcun peccato da espiare, può osservare con sguardo lucido le sue opere maggiori. Ecco allora venirmi alla mente alcune sue composizioni straordinarie: la colonna sonora per "I misteri del giardino di Compton House" film di culto di Peter Greenaway (al cui successo Nyman ritiene d'aver contribuito in modo decisivo), l'opera da camera "L'uomo che confuse sua moglie per un cappello" del 1986, basata sulla storia vera di un paziente del neurologo americano Oliver Sacks affetto da disturbi visivi, l'inconsueto "In Re Don Giovanni" rilettura di Mozart del 1976, lo spettacolo multimediale "La caduta di Icaro" del 1989 con le belle videoinstallazioni di Fabrizio Plessi) ma soprattutto la romantica, memorabile colonna sonora di "Lezioni di Piano" di Jane Campion (ovviamente ignorata agli Academy Awards): come possiamo dimenticare le note attraverso cui Ada, seduta al pianoforte, esprime tutto il suo universo combattuto e silenzioso?

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