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Daft Punk

Future dance - Discovery Virgin

di Matteo "Fish" Pescetti

I Daft Punk sono i classici studenti geniali e poco diligenti. 4 anni fa ci hanno messo più di un anno per svolgere i compiti a casa e il risultato (“Home Work”) è un disco così nuovo e originale che alcuni pezzi vengono ancora richiesti dal pubblico ai dj (a me è successo ieri sera con “Revolution 909”). Poi hanno collaborato a varie produzioni, quasi sempre di grande successo in tutti i club (la più celebre e indimenticabile è stata “Music Sounds Better With You” degli Stardust). Quindi altri compiti a casa, così lunghi e impegnativi da far scoppiare il loro personal computer per troppo uso e causare una metamorfosi del duo in robot per eccessiva simbiosi. Il risultato di questa clausura è raccolto nel loro nuovo album, “Discovery”. Un disco che è già diventato oggetto di controversi pareri da parte di pubblico e addetti ai lavori. Tutto è cominciato con il lancio del primo singolo estratto, “One more time”. Il pezzo ha creato uno strano effetto (sicuramente voluto) sul pubblico: tutti a dire “ti piace One More Time?”, “Mah, no, è banale”, “ma è dei Daft Punk!”, “Ah, ma dai?!?”, “Sì, e c’è pure Romanthony al vocoder”, “Ah, allora lo riascolto bene…”. In effetti il pezzo ci ha messo un po’ ad emergere eppure oggi (supportato dal divertente video) è ai primi posti della classifica dance. La verità, secondo me, sta nel mezzo: “One More Time” è un buon brano, ma è anche il meno bello dell’album. Perché “Discovery” è così ricco di spunti, ricercato nel suono e creativo nella stesura dei brani che non può arrivare subito. Non è diretto e immediato, ma così avanti da apparire quasi datato. Il sound è un megamix di tutta la dance e l’elettronica degli ultimi vent’anni. Ci sono gli electrofunk primi anni 80, la house filtrata degli ultimi dieci, le dolci sospensioni tipo Air e un capolavoro come “Too Long”, altro brano in cui compare la voce di Romanthony, sicura hit dei prossimi mesi. Soprattutto in “Discovery” c’è un’attitudine da dancefloor così stilosa e sfacciata da far sembrare l’album un gioco da ragazzi scemi (=daft). Ne sono certo, balleremo a lungo al suono di “Discovery”. Scommettiamo?

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