Il live dei Father Murphy è un raro tipo di cerimonia in grado di sventrare il pubblico in due parti: una lasciata godere in estasi, l'altra abbandonata ad affrontare il dolore ("uno dei rituali più memorabili a cui abbia mai partecipato" anche a detta di Jarboe). Altrettanto inusuale è l'effetto che fanno su disco. Che Freddie Murphy e Chiara Lee sappiano essere assai disturbanti è fatto noto da tempo (e pure all'estero); ma non sono solo la tensione deforme, il rumorismo cupo, le percussioni che rimbombano nella cassa toracica. Con quei suoni e quelle poche parole, i Father Murphy sanno come scoperchiare l'urna in cui si nascondono paure, ossessioni, fallimenti, sensi di colpa. Il nuovo album "Croce", in uscita a marzo per la californiana Flenser, è un concept/via crucis tra sacrificio e resurrezione: un suono violento che sa farsi ammaliante e che, ancor più che in passato, trova immediatamente il modo di penetrare nella carne, straziarla e commuoverla. Un suono forse meno ostico, eppure nero come la pece. Dopo i tour oltreoceano e la chiamata di Michael Gira nella "sua" edizione del festival Le Guess Who?, questo potrebbe (e dovrebbe) essere davvero il momento della loro "consacrazione": a tal proposito, sarebbe bello se almeno la metà del pubblico che oggi affolla i live degli Swans si affacciasse anche a quelli dei Father Murphy. "Can you take it?".
Father Murphy + Satan Is My Brother
24/2/2015 Macao Ex-Macello, Viale Molise 68, Milano
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