Chiara Fumai, Liliana Moro, Enrico David sono il trittico selezionato dallo sguardo attento e dal pensiero arguto di Milovan Farronato per l’evocazione del suo Padiglione Italia, inanellati all’interno di un percorso labirintico che delega allo spettatore la narrazione della sua esperienza e la consapevolezza del suo sguardo. Non una giustapposizione di profili a supporto di una tesi interpretativa, o entità distinte da affrontare in una esplorazione lineare, quanto più un’unica monade che regna tacita ed invisibile oltre la prospettiva dell’osservatore, chiamato costantemente a compiere una scelta, “padrone del proprio destino e capitano della propria anima”. Infatti ogni accesso dello spazio ha due entrate speculari, a sinistra e destra, per innescare costantemente un esercizio di libero arbitrio di confronto, nella scoperta dei suoi abitanti e delle loro visioni. Non c’è una “strada giusta”, esistono tante vie per uscire dal labirinto (o meglio, per trovarne il centro), perché “non esiste il perdersi, ma solo il tornare sui propri passi”.
Così tra Calvino, Borges e Venezia stessa si dipana così il dedalo del demiurgo Farronato, vero e proprio compositore di materia immaginale in cui incastona le opere di Enrico David (figure antropomorfe, contorte e grottesche, oggetti e dipinti che costellano lo spazio), il percorso pluriviario ed iper-prolifico di Liliana Moro (con lavori storici associati a molti altri mai esposti) e la consacrazione postuma di Chiara Fumai, con lavori già esposti ma soprattutto una produzione inedita. Un tributo delicato ed intimo alla sua grammatica, che adopera come chiave l’uso della parola, scritta, ricamata, pronunciata, codifcata in sigilli magici, attraverso un lavoro reso compiuto grazie alla attenta e premurosa ricerca del curatore: la sineddoche più significativa del percorso di Chiara Fumai, da sempre improntato sulla rilettura dei temi di genere del canone storico occidentale e sui suoi valori di dominazione patriarcale.
A cura di Milovan Farronato
Geschrieben von L.R.