Personalmente penso che la vetta (inarrivabile) del cinema italiano sia il tuffo in reverse di Adriano Celentano in Innamorato pazzo, fatto per conquistare Ornella Muti. Con altrettanta franchezza – e con meno probabilità di essere smentito – dico che le posizioni dalla 2 alla 20 sono tutte racchiuse nei primi due episodi della saga di Fantozzi. Frasi citate biblicamente a memoria, fotografie pungenti e impietose dell’Italia impiegatizia degli anni 70/80, un senso della sconfitta permanente e quotidiana che hanno innalzato il ragionerie Ugo dell’ufficio sinistri l’eroe discusso dell’Italia proletaria e piccolo borghese.
La stessa che, con qualche smartphone in più e con molta solidità contrattuale in meno, si appresterà a far registrare il sold out in occasione del quarantennale dei primi due episodi, riproposti in sala per pochi giorni. Un omaggio al genio di Paolo Villaggio, che fece fare capolino a Ugo Fantozzi tra le colonne de L’Europeo prima ancora che al cinema, un’amara costatazione sull’immobilismo dell’Italia, visto che privilegi, servilismo e vessazioni descritte nelle pellicole sembrano cronache dell’oggi. Parte da 32 metri la Serbelloni Mazzanti Viendalmare…
Geschrieben von Martina Di Iorio