Signore e signori il circo è a teatro! È circo e anche un po‘ teatro, le due arti si confondono e intersecano ponendo una nuova attenzione al circo, o al teatro? Inizialmente ho pensato: è un teatro che acquista un’altra dimensione, conquista l’altezza, si libra nell’aria, accetta la magia, sfonda la linea delle ordinate e si discosta dal piano orizzontale; in sintesi, sale. Successivamente invece mi sono detta, ma no, è un circo con una drammaturgia, una narrazione e si veste di azioni da attore. Insomma, è difficile dare una definizione al circo contemporaneo e forse non è necessaria, la domanda resta aperta, cos’è? Una cosa è certa, esiste ed è meraviglioso. Dimenticate i leoni e i numeri sui trapezi, dimenticate l’attore in scena che recita un monologo e lasciatevi trasportare dal magico. Questo è quanto ha fatto Fuori Asse al Teatro della Triennale di Milano tra il 21 e il 23 gennaio. Il titolo della rassegna è ai confini del circo e non solo, aggiungerei ai confini dello spazio, della lingua, della tridimensionalità, del logico.
Quattro spettacoli hanno visto la scena durante questo Focus. Quattro artisti molto diversi hanno portato sul palco le loro discipline sotto una nuova forma, non più quella del numero da circo, ma attraverso una storia da raccontare. Clara Storti è Gretel, quella della famosa fiaba, sulla scena costruisce un immaginario quotidiano, fatto di piccoli gesti inusuali come prendere la tazzina con i piedi o portare oggetti sulla testa, poche frasi in gramelot ed è fatta, siamo immediatamente trasportati dentro il suo mondo. È uno spettacolo di emozioni, il pubblico vive con Gretel il suo dispiacere per la perdita della casa, il suo viaggio e le sue avventure. Ad un certo punto del suo cammino ecco una casa sull’albero e come arrivarci se non tramite una corda? È qui che inizia la magia, Gretel si arrampica e vola con una semplicità e leggerezza disarmanti. Clara Storti è riuscita ad integrare un numero aereo in una favola la stessa cosa l’ha fatta Fabrizio Solinas, ma con la giocoleria. Lo spettacolo Little Garden di Fabrizio ripercorre una storia dell’evoluzione degli animali, infatti si trasforma da rettile, a dinosauro, a uccello, a mammifero, a scimmia, a uomo. Una drammaturgia di versi selvatici con tre palline arancioni lo aiutano in queste sue metamorfosi. La cosa più bella è che si crea un vero dialogo di versi con il pubblico, specialmente con i bambini che gli rispondono e insieme creano il nuovo testo: sono trenta minuti di divertimento e risate di pancia. Elena Burani con Piume porta in scena l’immagine dello sfinimento e della resa. La fragilità è la base dello spettacolo mostrata sia dal corpo che si scompone, sia dalle azioni che non riescono a compiersi. Quella di Elena è una ricerca del tragicomico. Su questa scia di instabilità si inserisce anche lo spettacolo di Valentina Cortese dal titolo Lento e violento. In questo caso è l’instabilità del linguaggio e la decostruzione del testo che portano ad un cambio di ritmo, ad una rupture. Lo spettacolo si presenta come una possibile lezione di musica per poi trasformarsi continuamente in altro, è intriso di magia non impossibile, ma altamente improbabile.
Tra corde, palline, animali, verticali e magia Quattrox4 ha portato sulla scena contemporanea una ventata di freschezza. Sicuramente il circo contemporaneo ha un lungo futuro davanti a sé e farà sempre più parte della scena o almeno è quello che mi auguro.
Geschrieben von Francesca Rigato