Il vibrafono e gli strumenti a percussione hanno come caratteristica quella di avere una forte fascinazione, dovuta alla sospensione che si crea nell’intervallo tra un colpo e un altro, una vera e propria apertura del suono e dell’immaginario. In questa dinamica, quello che dà valore a questa bellezza è proprio quell’attimo di attesa e respiro tra i colpi. Chi conosce questo segreto per certo è Lino Capra Vaccina, per tanti motivi: sperimenta da quarant’anni (Aktuala, Telaio Magnetico), è stato strumentista alla Scala di Milano e insegna musica. La sua lunga carriera è affascinante di per sé, già prima di aver ascoltato qualsiasi sua composizione.
Aggiungi che il suo primo disco da solista, „Antico Adagio“ (1978), è considerato una pietra miliare, osannato da ogni dove nonché pezzo da collezione. E poi due album ancora bellissimi pubblicati a nome proprio durante la sua „seconda vita“, „Arcaico Armonico“ e „Metafisiche del suono“, e la riscoperta (giustamente) da parte delle generazioni più giovani, come riferimento della sperimentazione e della psichedelia contemporanea.
Geschrieben von Fabio Battistetti