Qualche tempo fa un amico mi disse di aver fatto un affare nel comprare a pochi euri un vecchio EP di Pittman uscito a nome Marsellus, invece che Marcellus. “È un errore di stampa, varrà parecchio”, sosteneva soddisfatto. In realtà gli aka di Pittman sono tutte variazioni impercettibili di consonanti del suo nome e cognome, gli faccio presente, Discogs alla mano. Lui scuote la testa e insiste con la sua teoria.
Qualche tempo dopo Pittman è a Londra per il Record Store Day e trasforma il negozio di dischi dove miscela house e disco in un dancefloor. Centinaia di clubber ballano occupando ogni spazio vitale tra i banchi e gli scaffali di dischi e sul marciapiede antistante, dove han posizionato due potenti casse. La strada è invasa di ragazzi e le auto sono bloccate. A fine set lo raggiungo e gli stringo la mano. Gli chiedo lumi sui nomi con cui firma le produzioni, lui mi guarda un po’ incuriosito e mi fa: “Just call me Malik, dude”.
Geschrieben von Raffaele Paria