I Timber Timbre sono canadesi, anche se la loro musica evoca gli sterminati e immensi paesaggi americani, costellati di lande desolate e deserti interminabili. Ascoltarli è come essere trasportati in un film western diretto da David Lynch. Un approccio al suono che avvolge l’ascoltatore, con la voce del cantante Taylor Kirk, che sembra spesso provenire da paesi lontani, registrata su qualche antico nastro con un microfono d’altri tempi. Le canzoni sono quasi sempre delle ballate, che però prendono svolte sorprendenti e sentieri inesplorati, mescolando analogico e digitale, sintetizzatori sommessi, sassofoni vibranti e chitarre distorte, creando un continua tensione carica di pathos.
Dopo sei anni di assenza tornano con un nuovo full-length intitolato “Lovage”, un disco che per la sua leggerezza e sintesi cinematografica, potremmo anche considerare come uno degli album più completi e avvincenti pubblicato dal gruppo fino ad oggi. Su Lovage Kirk riesce a combinare abilmente influenze diverse, che altrimenti sembrerebbero tra loro incompatibili, in un lavoro di riconciliazione tra la ricca tavolozza sonora della band e la malinconia divertita dei testi. Lo stesso autore ammette che il disco è stato influenzato da pietre miliari come Brian Wilson e Leonard Cohen, ma che ha trovato ispirazione anche nella rivisitazione di Sun Ra, Dorothy Ashby e Alice Coltrane così come nell’ascolto di cantanti italiani come Pino Daniele e Paolo Conte.
Geschrieben von Simona Ventrella