Immaginate di muovervi attraverso i secoli come in uno spazio fisico. Immaginate che questo spazio sia un bosco e che ogni albero rappresenti un pezzo della storia dell’umanità, dalla preistoria ai giorni nostri. Ecco, questa è la sensazione che si prova visitando Neo preistoria – 100 verbi. In una luce soffusa e che impone silenzio e concentrazione, ci si muove fra 100 manufatti, oggetti, invenzioni che hanno segnato lo sviluppo della civiltà umana. Da antiche frecce per la caccia passando per la bomba atomica e l’iPhone, si mostra tutta l’abilità progettuale e intellettuale attraverso cui l’uomo ha superato le sfide adattative postegli dal mondo e dall’ambiente. Un’apologia dell’homo sapiens? No, piuttosto un invito a riflettere sui concetti di “antico” e “moderno”. Se infatti sono evidenti le differenze tecnologiche che separano gli oggetti preistorici da quelli contemporanei, lo stesso non si può dire per ciò che riguarda il loro aspetto progettuale. La volontà di plasmare la materia secondo le proprie necessità crea un filo rosso che tiene insieme l’intera storia universale dell’essere umano. Cambiano i materiali e le possibilità tecnico-scientifiche, ma non l’abilità creativa di inventare strumenti capaci di soddisfare desideri e bisogni sempre nuovi e inaspettati.
Ecco il perché dei 100 verbi. A ogni oggetto è associata un’attività: amare, conquistare, uccidere e così via. Già nella declinazione all’infinito di questi verbi si sente come un’eco di eternità; un’eco che annulla la distanza temporale e ci ricorda quanto siamo vicini a quegli ominidi che tentavano di sopravvivere raccogliendo bacche e dormendo nelle grotte. Come a dire, di fronte alle infinite possibilità che l’uomo ha di relazionarsi con il mondo, ciò che non cambia mai è la sua volontà di potenza. Che in questa mostra trova cento modi di espletarsi. In essa, nel voler vivere il più dignitosamente possibile, troviamo una traccia comune che attraversa ogni tempo e ogni luogo. In definitiva, un’esposizione che non è tanto una “lezione” di storia, quanto un evento plastico-visivo per rendere tangibile un valore che spesso rimane astratto e slegato dalla realtà quotidianità. Quello di fraternità.
Geschrieben von Giacomo Dini