Non serve gridare al miracolo. Quasi un quarto di secolo dopo da quando, cantando tranquillamente di argomenti politicamente scorrettissimi, entrarono negli stereo, nelle copertine delle riviste musicali e nei cuori inglesi (e non), i Suede sanno ancora il fatto loro. Adesso che Brett Anderson, splendido quarantanovenne, ha ritrovato la voce smarrita dal vivo nei primi Anni Zero – i peggiori della loro vita – non c’è neanche più tanta nostalgia del passato. Certo, 20-25 anni fa eravamo tutti più giovani e tutto era meglio, ma si può sopravvivere lo stesso con orgoglio e dignità artistica macinando concerti ancora strappalacrime e sfornando album, come l’ultimo, pieni di gemme. Fatti concreti, non miracoli. L’unico, ancora impossibile, consisterebbe nel rientro all’ovile del genio Bernard Butler. Ma questa è tutta un’altra storia. In apertura, per i nostalgici della seconda ondata brit, le schitarrate degli Stereophonics.
Geschrieben von Matthew Le Tissier