Con il solo di live electronics della sound artist australiana Jasmine Guffond parte a Raum εὖ eû, un nuovo progetto „outdoor“ di Euphorbia, il format musicale che fino all’anno scorso radunava in un chiaroscuro appartamento ricco di piante grasse in via Belle Arti musicisti e appassionati di droni elettronici, rumore bianco, strane melodie e frequenze basse. Sbocco naturale di questa nuova ramificazione a Bologna non poteva che essere Raum, luogo ormai consolidato per la presentazione di ricerche dell’ambito delle live arts. Di Jasmine Guffond, compositrice a cavallo tra elettronica e sound art, si era detto già un gran bene dopo l’uscita del suo primo Yellow Bell. Lì melodie e synth avevano il compito di sintetizzare il concetto di armonia universale nella tradizione cinese, ma nel nuovo Traced cambiano totalmente le coordinate. Qui il suono diventa specchio delle sue paranoie sulla sorveglianza digitale, una conversione degli algoritmi generati dai sistemi di riconoscimento facciale in frammenti audio e ritratti sonori e video. „Digital excludes excess, singularity and uniqueness in favour of static fixed forms. I’m interested in what this means when our identities, choices, and personalities are transformed into streams of data under the algorithmic gaze“. Date anche uno sguardo ai suoi progetti artistici sul suo sito e non sentirete più la mancanza di Holly Herndon.