A saper viaggiare da fermi s’impara fin da bambini. Poi qualcuno lo dimentica, altri lo snobbano nel tempo, altri ancora dicono che di tempo non ne hanno. Qualcuno s’azzarda pure a sostenere posizioni esistenziali sull’esperienza, sapete, la storia della finestra: «Le cose bisogna toccarle per mano», «Meglio la vita vera», e via dicendo. Parliamo di libri e del leggere: dispositivi di viaggio, di sapere, di scaccianoia, addirittura di cambi repentini di mentalità. Ma per conoscere i libri non basta andarli a cercare su Amazon o su Ibs, ma bisogna piuttosto affidarsi allo sciamano delle letture, che di professione sono libraie e librai. Chiedere, questo è il segreto per apprezzare ogni buona libreria – e non ci stiamo riferendo, ovviamente, a quelle più grandi: c’hanno tutto e proprio per quello sono raffazzonate. Le belle librerie hanno una selezione e hanno un carattere, che tendenzialmente coincide con l’amorevolezza, l’alacrità ma anche la sgarbataggine – o quant’altro – di chi custodisce i sentieri d’accesso a questi viaggi in parole. Insomma, come ogni luogo le librerie sono potenzialmente Luoghi d’Elezione: le si sceglie un po’ curiosità e un po’ per chimica, ci si sta bene e all’occorrenza svolgono il ruolo di Pensiero Profondo in Guida Galattica per Autostoppisti: gli si chiede del mondo. Poi sì: per combattere l’analfabetismo non c’è niente di meglio di una libreria e una libraia che guidi secondo le proprie inclinazioni.
Gli sciamani delle letture sono quelli che di professione fanno le libraie e i librai.
Milano è piena zeppa di questi posti, e sono anche estremamente radicati. Librerie di quartiere, di zona, librerie d’affezionati, luoghi che non svolgono soltanto la funzione di vendita, ma vengono piuttosto frequentati. L’ha dimostrato pure il lockdown: le librerie che sono rimaste sono quelle del sotto-casa, dei dintorni, quelle in cui ci si saluta chiamandosi per nome, in cui la libraia sa esattamente quello che cercate anche quando non lo sapete voi. In queste librerie ci sono mondicelli pronti per essere percorsi e visitati. Basta alle volte mettere piede in una di queste, posare l’occhio su uno scaffale, e sentire l’odore molle di una torbiera in Alaska o il rumore di Ginza a Tokyo, che somiglia un po’ a quello di Corso Buenos Aires. Ci sono quelle più generaliste ma alcoliche e storiche come Verso; quelle che s’insediano negli angoli delle viuzze e assumono deliberatamente le vesti più cupe del mistero, come la Libreria Esoterica impregnata di Palo Santo; quelle militanti in cui s’entra con reverenza preparandosi alla lotta al Capitale, come la storica libreria Conchetta; quelle che spacchettano i paesaggi del mondo moltiplicando gli spazi, le architetture e le ricerche in merito, e qui bisogna chiedere a Mariana di SPAZIO; quelle più legate al vicinato e che orientano la selezione sulle conversazioni e le richieste, le famigerate domande, che libraie e vicini si scambiano a NoLo negli spazi dall’aria famigliare di NOI. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutti i luoghi. E non è soltanto una questione di libri, ma di librerie e librai: del saper viaggiare da fermi e del farsi trascinare qua e là in avventure inconsuete (che allenare l’immaginazione di questi tempi non fa per niente male).