Agosto 2019: sempre aperte.
Goin‘ back to the roots, il Leccomilano apre i suoi battenti in un neanche troppo lontano giugno 2014. Già Via Lecco ha un nome che è terra fertile per allusioni e giochi di parole. In abbinata alla parola Milano, poi, manco a parlarne. Ed ecco che il nome, azzeccatissimo, è già lì, bell’e pronto. La didascalia, quella no invece, se la sono inventata di sana pianta
Paolo Sassi e Stefano Protopapa (che del bar sono, rispettivamente, proprietario/gestore/direttore d’orchestra l’uno, e “animo creativo/innovativo/mai dormivo” l’altro): “Un buco di bar”, recitava e tuttora recita il logo, condito, nella sua versione attuale, da una stellina bianca su campo rosa. Geniale (o genianal, che dir si voglia), e non c’è da stupirsi visto che sono gli stessi che hanno chiamato Swalloween il party del 31 di ottobre.
Per essere piccolo era piccolo, il bar. Però non me la sono mai sentita di prendere da parte Paolo e Stefano e dirgli che «davvero, non preoccupatevi, le dimensioni non contano».
Oggi il Lecco è cresciuto, si è fatto in là di una vetrina e tanto piccolo ormai non è più. Il fatto è che la mia mancata uscita di un tempo, oltre ad essere un buon proposito, era una (comodissima) verità: immerso nella gay oriented area per antonomasia, Porta Venezia, fin dal suo primo giorno il locale mi è apparso molto più “people friendly” che gay friendly.
Varcando la soglia del Lecco balza agli occhi un felice contrasto rispetto all’aria sommessamente settaria, a volte elitaria, che si respira entrando in certi bar con tanto di bandierina arcobaleno non-si-sa-poi-quanto open minded. Qui io ci vengo con mia zia a bermi un MaiNaGioia (gin e triple sec miscelati con del miele al profumo di zenzero, originale e fresco), magari nel tardo pomeriggio, quando le piace venire in trasferta a Milano a far le vasche per i saldi in Buenos Aires. E con la medesima sciallezza ci ritorno dopo, per un after dinner più arrembante con la ragazza e/o con gli amici, senza nulla togliere ovviamente a mia zia, che può sempre regalare grandissime emozioni. Ho visto fare capolino (e ritornare), con la stessa disinvoltura e naturalezza, lavoratori, sciùre e portalettere per bersi un caffè o un calice di prosecco – un nuovo drink con le bollicine e chiamarlo ProLecco no? Segna (e sogna), Paolo.
Tardo pomeriggio, dicevamo. E c’è un motivo: al Lecco ho assaggiato, aka ho sbranato, uno dei migliori aperitivi a buffet di Milano. E io, che sono tutto fuorché un fan degli aperitivi a buffet, ci sono rimasto trovandomi di fronte una zuppa di fave e cicorie curata come Dio comanda, o un’impepata di cozze manco lontanamente parente dell’effetto Haribo – quello che insorge quando un locale cucina qualcosa che non gli compete. Lo chef Gianni Macario ha saputo plasmare il giusto equilibrio fra la tradizione culinaria italiana e il trend vegetariano-vegano, strizzando l’occhio a entrambi in nome della stagionalità degli alimenti e delle materie prime (unico vero orologio che possa dettare i tempi di ogni offerta gastronomica che si rispetti).
Le opzioni che il bar offre in fatto di pre-party nightlife sono varie e variopinte: oltre alle iniziative una tantum o, se tirano, anche due o tre tantum, come nel caso della serie di “The Present is the Artist” con Malena Abramovic, il Lecco si lascia guidare da Protopapa nella selezione di alcuni appuntamenti fissi settimanali. Tom of Milan è la serata del venerdì, che gira intorno a un fantomatico uomo ispirato dalle visioni omoerotiche dell’illustratore Tom Of Finland; a seguire, sabato è il turno di Femellas, la cui unica regola per mettere dischi è essere donna o sentirsi tale. Senza dimenticare il lunedì, in cui il Lecco ospita musica dal vivo con gruppi e cantautori emergenti italiani, o il mercoledì, tappa fissa per il Calaoche, un karaoke nonsense dove regna il caos.
A fare da piacevole sottofondo alcolico troverete sempre i drink (8 euro) che Paolo ha brevettato con la complicità di Leonardo Gaffo, un mixologist che, a differenza ormai di molti, sa di doversi e volersi ancora divertire con la gente per fare al meglio il proprio mestiere. Un paio di LeccoCocktail – rum, lime, nettare d’uva biologico, zenzero e lemon grass – vi rimetteranno in pace con il creato. E se la selezione della serata in cui capiterete al Leccomilano non incarnerà la sacra summa dei vostri gusti musicali, imparate ad apprezzare la novità e la diversità senza farne un dramma. Anzi, un LesboDrama: vodka, gin, triple sec, rum, sweet&sour, spremuta di pompelmo e tonica.
Sì, se non l’avevate ancora capito il Lecco ha una risposta per tutto. E per tutti.
Michele Iuliano