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DRY Milano (via Solferino)

ZERO hier: Mangia focaccia al vitello tonnato e la affoga a botte di drink

La pizza del Dry

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DRY Milano (via Solferino) Via Solferino, 33
Milano

Zeitplan

  • lunedi chiuso
  • martedi 19–02
  • mercoledi 19–02
  • giovedi 19–02
  • venerdi 19–02
  • sabato 19–02
  • domenica 19–02

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Preise

Cocktail e pizza? Aspettate a imbestialirvi, nessuno vi costringerà all’accoppiata – che comunque ha il suo perché – margherita & Bloody Mary. O meglio DRY Bloody, il Bloody della casa con vodka, Tio Pepe, emulsione di pomodori freschi e aromi, sale e pepe. Combo che si è rivelata una delle più azzeccate della città soprattutto per la qualità dei cocktail e delle pizze, affidate a Simone Lombardi. Partiamo dal bar, che accoglie gli ospiti prima dell’ingresso in pizzeria, ma vive anche di vita propria. Cocktail e arredamento si rifanno sono un omaggio agli speakeasy – i bar clandestini che si formarono in Usa durante il proibizionismo per ingannare gli sbirri, che poi erano i primi a sedersi al bancone insieme ai contrabbandieri e ai politici, anche se al DRY non c’è bisogno di parola d’ordine per entrare: al massimo mettetevi una giacca elegante, ché qui c’è (anche) la Milano bene. Tra i drink da provare – tutti molto elaborati, molti dei quali creati qui o ripescati in antichi ricettari – vi consigliamo il Vieux Carré Fumé. La lista dei drink è accompagnata da una selezione di focacce, ideali per continuare a bere senza devastarsi: da provare quella con vitello tonnato e polvere di cappero.
E qui ci colleghiamo alla pizzeria: probabilmente se non siete mai stati a Napoli la penserete in maniera diversa, ma secondo noi mangiare una pizza decente in città è un’impresa – tra impasti non lievitati, materie prime di scarsa qualità e cotture cancerogene c’è da passare tutta la notte con una flebo di acqua gasata in bocca. Così devono aver pensato al DRY, che ha il merito di servire una pizza eccellente e digeribile (“perché la pizza non è un peccato da scontare”, dicono i proprietari). Merito di un impasto lievitato 48 ore (di cui 24 per la biga) con farine Mulino Marino e Quaglia, del forno artigianale di Stefano Ferrara – ovviamente a legna, degli ingredienti pregiati – pelati di Cerignola raccolti a mano, fior di latte di Agerola, acciughe del Mar Cantabrico e via dicendo. Azzeccata anche la scelta di proporre una scelta limitata: solo sei “pizze dello chef” e tre basi (marinara, margherita e margherita con mozzarella di bufala) da condire a piacere con condimenti serviti a parte. Finita la pizza non resta che ordinare un altro drink, e così via all’infinito… finché finiscono i soldi.

Finché è durato il glorioso periodo di Peep Hole, lo spazio indipendente curato da Bruna Roccasalva e Vincenzo De Bellis, il Dry offriva i suoi spazi per mostre temporanee in collaborazione con loro. Ora l’attività è terminata, ma si possono ancora ammirare delle opere rimaste lì.