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Memorie dal sottosuolo: otto anni di DalVerme

Dopo otto gloriosi anni di attività, chiude (forzatamente) il Circolo DalVerme. Addetti ai lavori, musicisti, penne di Zero e persone che hanno contribuito alla causa da dietro le quinte raccontano il 'proprio' DalVerme attraverso ricordi, concerti e serate memorabili.

Geschrieben von Chiara Colli il 17 März 2017
Aggiornato il 12 März 2020

Foto di Simone Tso

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VALERIO MATTIOLI

Caporedattore di Prismo, suona negli Heroin In Tahiti ed è autore di „Superonda – Storia segreta della musica italiana“ (Baldini & Castoldi).

 

 

Se andate su Google Street View, potete vedere cos’era il numero 8 di via Luchino dal Verme prima che quell’indirizzo diventasse sinonimo di musiche storte, concerti rumorosi, tanta birra, gente strana e Demented Burrocacao. Basta andare sull’icona Time Machine che sta nel riquadro in alto a sinistra, e da lì risalire al primo passaggio che la fotomunita Google Car fece da quelle parti, nell’ormai lontano giugno 2008. Al posto dell’ormai iconica serranda decorata da Canedicoda, troverete i resti di un’insegna recitante “Titanic Pub”; e sopra quell’insegna, un annuncio Tecnocasa: “AFFITTO – Locale comm. 120 mq su due livelli – Vetrina e servizi”. In calce a quell’annuncio, la Google Car catturò anche il numero di telefono dell’agenzia: suppongo sia a quel numero che si siano rivolti Toni, Marzia, Andrea e gli altri fondatori del DalVerme, che in effetti aprì ufficialmente pochi mesi dopo. E suppongo che un annuncio simile comparirà di nuovo a breve su quella stessa serranda, ora che il Dal Verme chiuderà definitivamente i battenti, dopo 8 anni di (ancora) musiche storte, concerti rumorosi, tanta birra, gente strana e Demented Burrocacao.
Ora: oltre a Demented Burrocacao, al DalVerme ho come tutti visto un mucchio di concerti, e alcuni di questi sono tra i migliori a cui abbia mai assistito in vita mia: tipo non so, il live solista di Nate Young, i Supreme Dicks che chi avrebbe mai sperato di vederli un giorno in carne e ossa, i Gnod interrotti dopo appena 20 minuti dalle proteste dei vicini (un classico), e poi vatti a ricordare cos’altro. Sul serio, ne ho visti talmente tanti… Ma tra tutti, mi piace ricordare la prima volta che, nel minuscolo sottoscala da 100 posti a stare stretti, arrivarono i Sightings. Era il novembre del 2011 (poi tornarono anche una seconda volta nel 2013) e da New York i tre si erano portati non solo chitarre, effetti e bacchette del batterista, ma direttamente gli amplificatori. Ed erano degli amplificatori GIGANTI, che il chitarrista Mark Morgan e il bassista Richard Hoffman riuscirono non so come a caricarsi a mano nel minuscolo giroscala che dal piano terra porta alla sala concerti di sotto. Tirarono una mina della madonna. Fu una cosa micidiale, sul serio, e sono sicuro che chiunque fu presente quella serata, ancora se la ricorda. A vederli se non sbaglio c’era pure Niccolò Contessa dei Cani. Vedi tu che incontri che si facevano, al numero 8 di via Luchino Dal Verme. Calcutta invece, come senz’altro saprete, di casa lì lo è sempre stato. Ci ha pure intitolato un brano del disco, intendo il disco quello famoso.

L’altro concerto che vorrei citare come suprema forma di narcisismo noise, fu il primissimo live che l’appena nato DalVerme ospitò. Insomma, il concerto che letteralmente aprì il locale. Me lo ricordo bene perché a suonare ero (ebbene sì) io, in compagnia del socio nonché fisico teorico Michele Arzano aka Wolf Anus. Insieme, ai tempi, ci facevamo chiamare Thetlvmth. Eravamo una pena, ma per qualche strana ragione il pubblico ci trovava divertenti (probabilmente perché la durata media dei nostri concerti non superava i dieci minuti). Aver battezzato un posto del genere, è quasi senz’altro il massimo risultato che i Thetlvmth abbiano mai ottenuto, e resta forse l’unico ricordo da consegnare ai posteri nella nostra (ehm) rocambolesca carriera. E visto che il locale l’abbiamo aperto, adesso il buon Toni Cutrone ci ha chiesto anche di chiuderlo – il che è ovviamente un grande onore, poi sapete com’è, il tempo è circolare ecc. ecc. Certo, come Thetlvmth non suoniamo più da… Che saranno, sette anni? A Michele nel frattempo hanno pure rubato gli strumenti. Qualcosa ci inventeremo, dài.
Ci mancherà il DalVerme. Mancherà a tutta Roma, questa minuscola bettola ai margini del Pigneto, che per 8 anni è stata – senza tanti giri di parole – il miglior locale per concerti della città. Per fortuna la Google Car lì davanti ci è passata anche nel luglio 2012, nel luglio 2014, nel maggio 2015 e nel giugno 2016. Se non altro la serranda griffata Canedicoda vivrà FOREVA su Street View.

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