L’identità del festival torinese Seeyousound (21-28 Febbraio 2025) è un unicum all’interno del panorama dei festival cinematografici italiani e una perla rara in termini internazionali: per noi è una fiammella che ci fa brillare gli occhi e tiene vivo quell’amore per la curiosità più vorace e la ricerca che, tenute insieme in un festival, hanno ancora qualcosa da offrire in termini di ispirazione cinematografica.
Il focus è in realtà un classicone e questo lo rende ancora più interessante quando non scade nell’ovvio: cinema e arte visuale in relazione con la musica. Seeyousound mette la coppia in tutte le prospettive possibili: videoclip, documentari, fiction, affiancati da una serie di eventi musicali per dare il giusto focus ad entrambe le forme espressive sia come singole che come ibridazioni.
Per quanto il dualismo fra le arti ha un legame viscerale storicizzato che ancora rende difficile a persone come noi la scelta serale fra l’intimità di una sala cinematografica e quella di una listening session, in realtà curatele che si muovono in questa direzione sono abbastanza difficili da trovare, motivo per cui, dopo un’esperienza più che decennale e un approccio sempre dal basso, il festival continua ad attrarre intorno a sé un pubblico internazionale molto variegato.
Nell’ampio programma dei dieci giorni di SYS, orientarsi fra le varie sezioni (per la precisione 6: Long Play Doc, Long Play Feature, 7Inch, Into The Groove, Soundies e Rising Sound) e trovare il proprio target potrebbe non essere semplice. Per questo 77, progetto editoriale legato alla musica e al cinema indipendente, ha selezionato per Zero una serie di picks variegati per attingere qualcosa dalle varie sfaccettature del palinsesto. Menzione onoraria per Any Other Way: The Jackie Shane Story e Bam Bam: The Sisters Nancy Story, entrambe della sezione Rising Sound dedicata a storie in cui la musica non è solo un sottofondo, ma il cuore pulsante di battaglie personali e collettive.
Peaches Goes Banana, Marie Losier
Peaches Goes Banana è la rappresentazione intima e sperimentale dell’identità di Peaches, la leggendaria regina dell’ electroclash raccontata attraverso gli occhi di Marie Loisier, che ha seguito l’artista in tour per sette anni. La storia oscilla consapevolmente fra pubblico e privato mettendo il corpo costantemente al centro dell’indagine visiva, in piena sintonia con l’identificazione dell’artista e il suo costante interrogativo legato al superamento del binarismo di genere. «Vaginoplasty / Why do you ask me? / Vaginoplasty / I keep it nasty»: con queste strofe della canzone Vaginoplasty, recitate dalla stessa cantante guardando il pubblico, inizia il lungometraggio e il viaggio all’interno della sua personalità esplosiva.
Electronic Body Movie, Pietro Anton
Electronic Body Movie è un racconto attraverso le voci di chi dalle profondità del post punk e dalla Neue Deutsche Welle ha concepito questa musica scura, individuale ma estremamente ballereccia allo stesso tempo che poi è stata chiamata EBM. Lo fa con tantissimo materiale d’archivio dalla Germania e del Belgio del tempo, la culla del genere, e una coralità di punti di vista che fa emergere un aspetto fondamentale dei generi musicali, ovvero il paradosso del fatto che nonostante il tentativo di incasellamento del genere, l’ origine arriva (quasi) sempre da un’ ibridazione di generi e una spinta verso il superamento e la ricerca di una nuova pulsazione. Da non guardare con un approccio nostalgico ma come inspo per generare qualcosa di nuovo.
Les Reines du Drame, Alexis Langlois
Les Reines Du Drame è un concentrato di caos e glitter, follia e oscurità, in cui una spietata trasgressione iconoclasta si intreccia a all’amore travolgente tra la popstar Mimi Madamour e la cantante electropunk Billie Kohler, la cui musica sbriciola le regole dell’industria musicale. Con il suo primo lungometraggio, Alexis Langlois ci sbatte in faccia un musical fantasy che esplode come una bomba glitterata mandandoci all’altro mondo: un universo queer, satirico, inafferrabilmente mutevole e radicalmente politico in direzione trans e antinormativa. Un vortice di immagini e identità sovraccariche, colori ipersaturati, suoni e corpi fuori controllo, pensato per sovvertire ogni idea di (buon) gusto e (giusta) misura. Una festa selvaggia e senza regole, dove si balla tra riferimenti queer in una miscela di commedia, dramma e malinconia.
Se sapessi che restano 48 ore prima della fine del mondo, tu cosa faresti? Le strade di Guadalajara, ormai sotto il giogo della dittatura militare, si preparano a subire l’ultimo colpo. Fugazi e Samuel, i protagonisti di questo cortometraggio, si stanno per spegnere, ognuno nel suo angolo, mentre le milizie avanzano. Ma, se la fine sembra inevitabile, qualcosa si sta muovendo, sempre più vivace, nel sottosuolo: una rivoluzione punk fatta di musica, scritte, manifestazioni e ribellione, che serpeggia tra i vicoli e le piazze ed è pronta a emergere. Un’esplosione di energia che sfida la distopia quotidiana facendosi emblema delle subculture della nostra generazione, raccontate dal regista messicano Gabriel Esdras al confine tra documentario e fiction. Il suo cinema è un atto di resistenza, dove la cultura underground diventa l’arma per sfidare e ribaltare il potere e unire chi lotta contro l’oppressione, nel tentativo non solo di documentare ma di plasmare la realtà, mescolando speranza e disperazione in un unico, potente inno alla libertà.
Polonia, Tripla Città, 1987. Il paese è in fermento, sospeso tra il passato sovietico e la promessa di un labile futuro democratico. Le strade vibrano di un’energia sovversiva, mentre il fermento della scena underground urla e pretende il cambiamento imminente. Ela (figura realmente esistita), cantante post-punk affetta da disturbo bipolare, è l’anima di questa rivoluzione, incarnando lo spirito anarchico di un’epoca in cui ogni convenzione è lì per essere smantellata, senza compromessi. La sua storia, raccontata con una vertigine identitaria dalla figlia Lena Góra, diventa il ritratto di chi sfida se stessa e il sistema, esplorando con audacia temi come utopia, distopia, disillusione libertà e tensione tra idealismo e norma. Olga Chajdas, con il suo secondo lungometraggio, firma un ritratto che non solo racconta una figura complessa, stratificata e affascinante, ma riflette con lucidità sul cambiamento sociale i cui effetti sono ancora oggi in corso, e sulle sue contraddizioni.
XXXplicit Dance Cap. 2 è una raccolta di cinque cortometraggi internazionali in cui la danza si fa strumento di esplorazione emotiva e fisica, in un dialogo costante tra corpo e movimento. L’evento si terrà sabato 22 alle 22.30 organizzata con COORPI e Compagnia della Quarta/Zed Festival, in collaborazione con Fish&Chips Film Festival. Sempre in collaborazione con COORPI, Seeyousound propone l’installazione vibrotattile Hybridy di Alberto Barberis al Circolo del Design (24-25-26 dalle 15.00 alle 21.00).
XXXplicit Dance Cap. 2
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Peaches Goes Banana
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Electronic Body Movie
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Les Reines du Drame
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Elevación
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Imago
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