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XM24 cancella i suoi murales: „non vi farete belli della nostra storia“

Geschrieben von La Redazione il 27 Juli 2019

Cancellazione murales di via Fioravanti, 2019

Foto di www.zic.it

Non consegneremo al Comune un monumento svuotato dal suo contenuto politico e di lotta„. Così gli attivisti di XM24 giustificano l’ultimo gesto di protesta contro lo sgombero che pare ormai irrevocabile. Dopo la lettera della Soprintendenza al Comune per conservare nel progetto di cohousing „le facciate Nord ed Est con mantenimento delle pitture murali esistenti quali espressioni di street art“, sono arrivati oggi i rulli e la vernice dei militanti per replicare l’azione di Blu di qualche anno fa (in quel caso contro la mostra sulla street art a Palazzo Pepoli) e coprire le opere presenti sui muri del centro sociale.

Ancora una volta – si legge nel comunicato diffuso sul sito – si torna a parlare dei muri di XM24, come fossero cosa diversa dalla comunità che lo abita.

Dai giornali della scorsa settimana, tra una dichiarazione ostile di Merola e una minaccia di sgombero, prende quota un dibattito a tratti surreale sulla tutela (dell’intero immobile, dei muri), a cui partecipa anche il consigliere della Lega Umberto Bosco. Bosco, a proposito della legittimità di mantenere la raffigurazione di un momento di lotta sulla facciata (il lavoro di Aladin sulla facciata nord), si esprime così: «L’arte e la storia vanno tutelate ed è innegabile, che nel bene e nel male, Xm24 rappresenta un pezzo di storia della Bolognina». Non importa quindi, «nel bene e nel male» di che storia si tratti, basta come giustificazione per mantenere un involucro prettamente estetico che travestirà il cohousing di un’apparenza più underground. Viene così a galla il cortocircuito di questa operazione.

Infatti il vero fulcro del dibattito riguardo alla tutela dei muri è il piccolo, irrilevante dettaglio dei contenuti di quei murales, non adeguati come nuovo simbolo del quartiere hipster che immaginano al posto della Bolognina, e che stonano con l’estetica da selfie&aperitivo che ci sta assediando.


Partendo da un elemento tecnico, una richiesta di tutela, tutto viene fagocitato dall’idea che una bella forma artistica, dipinta su un muro, possa diventare il fondale di una pantomima. Che la street art sia, sostanzialmente, un gentil orpello per abbellire quartieri popolari, fargli prendere quel gusto lì, di finti pallet grezzi e decorazioni simil industriali. Non ci sembra difficile immaginarli a Palazzo d’Accursio a fregarsi le mani: cohousing con elementi di interesse culturale. Wow. Già li vediamo a immaginare i tour della street art in Bolognina, a banchettare sul cadavere della controcultura, da loro stessi massacrata.

Non dimentichiamo che giornali e politici che oggi elogiano la tutela della Sovrintendenza sono gli stessi che ogni giorno condannano tag, scritte e disegni sui muri, gli stessi che considerano un priorità la «pulizia» della città e che augurano severe condanne a chi fa i graffiti. Gli stessi che apprezzano la «street art» solo se ci intravedono un potenziale profitto.

C’è però una realtà evidente: quei pezzi esistono perchè esiste una comunità che li ha fortemente desiderati, voluti, che ne ha scelto i soggetti, il linguaggio, la forma, il contenuto. In un rapporto di scambio continuo fra artiste e artisti chiamati a dipingere e XM24, stretti in modo inscindibile. Non si può separare un’opera di arte urbana dalla comunità che abita quella porzione di città su cui essa insiste e per cui esiste, senza snaturarla del tutto, e renderla un tristissimo fantoccio vuoto.

Invece, il peggio del pensiero sulla street art si mostra qui, nella sua commistione fra perdita di ogni contenuto dell’arte e interessi politico-economici. Come già nel 2016, quando si è ritenuto accettabile, anzi, accademicamente interessante strappare dei pezzi di street art ai luoghi per loro pensati, così oggi si salva la Bella Forma tenendola in loco, ma volendo l’annientamento della comunità che l’ha creata e che l’ha usata per comunicare la propria natura, i propri valori, la propria esistenza.

Non consegneremo al Comune un monumento svuotato dal suo contenuto politico e di lotta. Non ci saranno turisti e passanti che si faranno selfie di fronte al fascio spezzato, ai partigiani dipinti, al ritratto del nostro compagno Francesco Lorusso, e al cane, al topo e al piccione di XM24, e un Lepore o chi per lui a raccontare in modo addomesticato la storia dello Spazio Autogestito che oggi vogliono sgomberare.

Da un lato volete sgomberarci, dall’altro volete rinchiuderci in una teca. Non vi farete belli della nostra storia, della nostra passione, del nostro presente.

Non vi daremo la possibilità di provarci“.