Ad could not be loaded.

Federico Poggipollini

Il noto chitarrista si racconta dagli esordi all'ultimo album

Geschrieben von Salvatore Papa il 19 März 2018
Aggiornato il 23 März 2018

Geburtsort

Bologna

Wohnort

Bologna

Attività

Musicista

In moltissimi lo conoscono come il chitarrista di Liga, ma la storia di Poggipollini va oltre il successo mediatico e affonda le sue radici nella Bologna rock degli anni 80. Classe ’68, Federico è oggi uno degli artisti più rappresentativi della città che l’ha formato e in cui continua a vivere, nonostante una vita sempre in tour. Nel 2016 ha pubblicato il suo nuovo album solista, ‘Nero’ prodotto tra Bologna e San Francisco, un omaggio al blues più profondo ed è adesso al lavoro sulla prossima produzione che porterà in anteprima nel suo live ad ArtRockMuseum mercoledì 21 marzo 2018.

Ecco cosa ci ha raccontato.

POGGIPOLLINI

ZERO – Quand’è che hai iniziato a suonare e perché?
Federico Poggipollini – Ho iniziato a 8 anni suonando il pianoforte, indirizzato dai miei genitori ovviamente. Ad 11 anni invece ho deciso di cambiare strumento e sono passato al basso perchè ero affascinato da band come i Ramones, i Clash, i Sex Pistols. Poi, poco tempo dopo, grazie ad una band bolognese, i Radio City, ho iniziato con la chitarra e da lì, non mi sono più fermato.

Cos’è cambiato da quando hai iniziato e com’è cambiata Bologna?
Bologna è sempre stata fondamentale per la mia crescita. Nei primi anni ’80 ero un ragazzino, ma rimasi stregato dalla Bologna Rock ed il suo movimento demenziale. Era un periodo estremamente ricco di musica, c’erano molte band ed altrettanti musicisti che crescendo negli anni ho conosciuto.
Ovviamente l’età non mi ha permesso di vivere quel periodo storico in pieno, ma mi ha formato sia a livello musicale, sia nella scelta delle persone da frequentare.

C’è stato un momento chiave nella tua carriera senza il quale non saresti il Poggipollini di oggi?
Beh, sicuramente l’incontro con Ligabue e tutto il successo che è scaturito da questa collaborazione.

Prima di lui ci sono stati anche i Litfiba. Come li hai conosciuti e cosa ti porti dietro delle esperienze con entrambi?
Guarda, in entrambi i casi ci siamo conosciuti facendo il classico provino. Con i Litfiba ero molto giovane e con pochissima esperienza. Dal primo incontro con loro capii che per far funzionare una band la chiave era avere una forte disciplina e determinazione.
Con Ligabue mi sono formato come musicista in tutti i sensi, sia dal vivo che in studio, personalizzando il mio suono e (almeno credo) acquisendo una “personalità chitarristica”.

poggipollini ligabue

Giustamente sei stato anche testimonial di Guitar Hero. Invece chi sono i tuoi guitar heroes?
I primi, ed i più importanti sono i Clash. Anche perché grazie a loro ho esplorato vari stili musicali. Poi non posso non citare i Beatles per la completezza delle loro canzoni, ma anche Jeff Beck e Jimi Hendrix, per le sonorità ed il profondo legame con il blues.

Il tuo primo album si chiamava Via Zamboni 59. Cosa c’era a quell’indirizzo e che ne pensi di via Zamboni oggi?
Ho vissuto in Via Zamboni per circa un anno, ospitato da un’amica ed ho composto l’intero album lì. A distanza di quasi 20 anni non mi sembra che sia cambiata molto perchè trovo che abbia conservato la sua identità: una via di passaggio, con un bel passato, ma anche molto dispersiva perchè ci vivono ancora tanti studenti fuori sede.

Ad ArtRockMuseum presenterai anche i nuovi pezzi. Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo album?
Nero, il mio ultimo disco, mi ha portato più volte in giro per l’Italia e sono molto grato per questo. A distanza di 3 anni dalla sua uscita mi è venuto spontaneo lavorare su qualcosa di nuovo e di diverso, pur conservando l’attitudine che ho sempre avuto: un album diretto, con un sound internazionale e che sia efficace nei live. Attualmente mi sto occupando dell’arrangiamento ed anche della produzione artistica.
Sarà un album di cover con alcuni brani inediti. È un progetto che nella mia mente è nato diversi anni fa ed al quale ho dedicato molto tempo soprattutto in fase di scelta delle canzoni: volevo che i brani non fossero delle hit, anzi che fossero quasi sconosciuti e del panorama italiano degli anni ’70 e ’80. Vorrei provare a fare quella sera qualcuno di questi brani, ma non sbilanciamoci, vediamo come la serata prende piede!

bolo poggi

Quando non lavori cosa ti piace fare?
Il mio è un mestiere che, per forza di cose, ti porta a stare molto fuori casa. Quando ho del tempo libero mi piace recuperare del tempo e passarlo con la mia famiglie, le mie due figlie e fare sport.

Bologna compare spesso nei tuoi pezzi, ma quali sono i posti di questa città a cui sei più affezionato?
Bologna è una città a misura d’uomo, alla fine però le zone in cui mi trovo più spesso è via Castiglione, via Rialto ed i Giardini Margherita. Per quanto riguarda i locali invece amo frequentare quelli che prediligono la musica dal vivo.

Dieci pezzi che hanno segnato il tuo stile?

RamonesDo you rembember Rock’n’roll Radio
Era la canzone che ascoltavo tutte le mattine prima di andare a scuola

——

SkiantosEptadone
La prima band che ho visto dal vivo. Avevo 11 anni

——

The ClashLondon Calling
Sicuramente il gruppo che ha contribuito maggiormente a fare di me non solo un appassionato di musica, ma un musicista

——

ACDCBack in Black
Il primo album che ho comprato

——

Bob MarleyAfrica Unite
Era un brano che ascoltavo a casa dei miei nonni quando ero piccolo, un ricordo vivo della mia infanzia

——

Jerry LewisGreat Ball on Fire
Il 45 giri di mia madre

——

Sex PistolsGod save the Queen
L’arrivo del Punk. Un momento storico importantissimo per me

——

David BowieHeroes
Capolavoro assoluto. Punto

https://www.youtube.com/watch?v=Tgcc5V9Hu3g
——

The PoliceEvery Breath you take
Una canzone con un giro armonico semplice che definire perfetto è riduttivo

——

The Rolling StonesYou can’t always get what you want
Ogni tanto devo ricordarmi che ho suonato con Mick Taylor

——

The BeatlesStrawberry Fields Forever
Semplicemente la più grande band della storia