Giuditta Tanzi (classe 1994) dopo un’adolescenza trascorsa nella campagna parmense a vent’anni decide di sposarsi a Milano per studiare Fashion Design alla NABA. Da qualche anno ha un suo brand che lei però preferisce definire un progetto aperto, proprio come la famosa Opera così concepita dal maestro Umberto Eco – nato inizialmente come un qualcosa di legato alla tesi oggi il tutto ha una sua autonomia e originalità estetica innegabile. E ovviamente un suo statement nel fashion-system.
Garbage Core sposa la filosofia propria dell’estetica postmoderna dell’upcycling ovvero quel riciclo che non sfocia nell’equo-solidale, bensì nel design di livello – Giuditta crea abiti e accessori fatti a mano, unici a partire da vestiti usati. Garbage Core si sviluppa attraverso un’ampia ricerca di abiti usati scovati nei mercatini di strada, nei negozi di seconda mano, ma anche attraverso il guardaroba di amici e familiari intessendo così un album di famiglia e un archivio del costume 2.0. Il suo processo creativo di si basa su una costante sperimentazione anche attraverso i concetti come quello di “wearable art” e sostenibilità che rendono il progetto portatore di un’emotività artigianale davvero unica.
Vivi in Porta Venezia, ma hai il tuo atelier alla Barona; la domanda sorge spontanea - ti senti più una ragazza del centro e della periferia?
Non ho mai sentito ne di appartenere alla periferia ne al centro. Onestamente mi sento a mio agio in entrambi i luoghi e riesco a vedere gli aspetti belli in entrambe le parti, portando con me il mio mondo.
Il tuo brand (Garbage core) nasce da un’idea di fondo molto “sostenibile”; puoi parlarcene?
Garbage Core è 100% sostenibile, ogni pezzo è unico e ricavato da vestiti usati quindi do nuova vita a quello che altre persone non usano più. Non è però un progetto basato solo sulla sostenibilità ma anche sul concetto di “Wearable Art” ed il mio processo creativo è basato sulla sperimentazione costante attraverso i tessuti.
Qual è quindi a tuo avviso il senso più profondo del vintage?
Credo che mi piaccia il vintage da sempre. L’atto del rovistare per me è quasi una passione ed esprime il mio senso di curiosità. Ho sempre trovato che attraverso il vintage si possa esprimere molto della propria identità attraverso gli abiti. Eticamente parlando invece è una scelta molto positiva che aiuta a ridurre la sovrapproduzione, gli sprechi e rispetta l’ambien
Pensi che Porta Venezia abbia contribuito in maniera significativa negli ultimi anni a una mescolanza, anche nello stile e nelle moda, tra i generi?
Certo! Prima di vivere qui, frequentavo il quartiere sopratutto di notte e credo sia evidente che rappresenti un melting pot di generi stilistici ed etnie.
Come te la immagini la moda del futuro a Milano?
Più che immaginarla, diciamo che la sogno più inclusiva. Un luogo in cui i giovani designer si sentano più a loro agio e stimolati nel creare qualcosa di proprio e identitario, in cui esiste una comunità che comunichi di più e che venga sostenuta, anche a livello economico.
isto che sei un insider puoi dirci la tua top -list di mercatini preferiti della città?
I miei mercati preferiti in assoluto sono; Via Cermenate, il mercoledì, Via Crema e Pasteur il venerdì e Piazzale Cuoco come grande classico della domenica!