Arte, musica e architettura: s’incrociano in continuazione le passioni di Ricciarda Belgiojoso, alla direzione artistica di Piano City Milano. Genovese di nascita ma milanese per moltissimi aspetti, “la Ricci” ci racconta la sua vita e le sue passioni, spesso legate al fare musica in contesti urbani e a scorrazzare per la città in vespa alla scoperta si luoghi e di suoni che val la pena ascoltare.
ZERO: Come hai iniziato a suonare il pianoforte?
RICCIARDA BELGIOJOSO: Lo devo a un amico: avevamo cinque anni ed è stato lui a portarmi alla scuola di musica. Lui una vera teppa, gli strumenti li lanciava più che suonarli, infatti poi da grande è diventato un campione di rugby. Io invece ho cominciato a suonare per davvero e devo dirti che mi piaceva un sacco.
Avevi musicisti in famiglia?
Una nonna pianista per diletto. Gli altri credo non distinguano un clarinetto da un sassofono.. Forse ho avuto un po‘ di incoraggiamento anche da un altro nonno, architetto (Lodovico Belgiojoso del gruppo BPPR, che ha disegnato la Torre Velasca, NdR ), che paragonava la composizione di Bach all’architettura razionalista. Però avevo un altro vantaggio…
Quale?
Abitavo vicino al Conservatorio, per cui era comodo spedirmi lì a studiare invece che lasciarmi a casa.
Come nasce la passione per la musica?
Praticamente per abitudine, in senso buono: una cosa che porti avanti naturalmente, non puoi pensare di farne a meno. E allora ti rendi conto che Il Carnevale degli Animali di Camille Saint-Saëns che ascoltavi in cassetta da bambina… Beh caspita: è davvero un capolavoro!
Cosa ascoltavi da teenager?
Dai Pink Floyd a Laurent Garnier. Vuoi un disco in particolare? The Dark Side of the Moon. Per la classica Martha Argerich e gli studi di Chopin suonati da Maurizio Pollini.
Perché hai fatto architettura?
Mi è sempre piaciuta molto, ero bravina a disegnare e anche questo è venuto naturale, probabilmente anche per il papà architetto, sono cresciuta con l’architettura. Mai pensato che potesse essere in contraddizione con la musica, anzi: a tutti coloro che mi chiedono cosa scelgo tra musica e architettura rispondo che per me vanno assieme, in parallelo, non puoi rinunciare all’una per l’altra! E poi la facoltà di Architettura è magnifica perché è apertura. Ha a che fare con tutto: arte, storia, città e dunque con la vita.
E poi la facoltà di Architettura è magnifica perché è apertura. Ha a che fare con tutto: arte, storia, città e dunque con la vita
Che rapporto hai con la Scala?
La Scala è stata inaugurata nel 1778 da una Ricciarda, cioè dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este e Maria Ricciarda Beatrice d’Este. A parte questo, per anni con alcuni amici ci siamo occupati di un gruppo giovani legato al Teatro per cui andavamo alle prove di tutte le opere. Da un gruppetto di nerd siamo diventati rapidamente qualche centinaio, fino a costruire una rete europea di gruppi simili, e abbiamo girato tutta Europa a suon di opere e concerti, con biglietti a poche lire nelle prime file al Festival di Salisburgo come all’opera di Madrid, Stoccolma, Parigi. Fantastico! Abbiamo creato anche una tesserina da 10 Euro con cui potevi partecipare a una prova generale in teatro: pare sia piaciuta a Stéphane Lissner, allora sovrintendente, che ha poi deciso di riservare sempre ai giovani l’anteprima al 7 di dicembre. Oggi, alla Scala approfitto dei concerti dei grandissimi direttori che prima a Milano non avevamo avuto occasione di avere, portati da Alexander Pereira.
Perché poi ti sei buttata sulla musica contemporanea?
Mi è sempre piaciuta la contemporanea, nella musica come nell’arte e nei libri: mi piace vedere quel che accade oggi.
Ma di musica contemporanea se ne trova poca in giro. Proprio perché desideravo saperne di più, un giorno ho aperto l’elenco del telefono e ho chiamato Radio Classica per proporre una trasmissione sulla musica elettronica e contemporanea. Per caso si era appena licenziato un conduttore e così ho cominciato io, e per oltre dieci anni è andato in onda il mio programma “Note d’autore, a tu per tu con i compositori d’oggi”.
Mi racconti un concerto indimenticabile?
Quando ho suonato io alla Salle Cortot di Parigi!
Che libri leggi?
Tanti. L’anima da architetto mi è tornata comoda per disegnare le librerie di casa dove stiparli tutti…
Quali sono gli angoli della città che ti piacciono di più?
Da quando mi hanno regalato un vespino rosso del 1963 giro in lungo e in largo, dalla Bovisa fino a Linate. Sono arrivata persino alla Certosa di Pavia. Così, sovrappensiero, mi piace attraversare la città.
Com’è arrivata questa chiamata per Piano City Milano?
In modo del tutto inaspettato e mi piace da pazzi! A Piano City Milano avevo già partecipato in passato come pianista: la performance dei 21 pianoforti, il concerto con Walter Prati alla Mediateca, un concerto alla Galleria d’Arte Moderna. Questo festival è una grande festa del pianoforte. Quel che mi piace è che puoi imbatterti in un concerto ovunque, come niente fosse, in una piazzetta nascosta dietro l’angolo come in un grande parco. La musica esce dalle torri d’avorio e invade la città. E poi a Piano City Milano partecipano pianisti straordinari, dal bambino prodigio al premio Chopin. E le frontiere tra i generi si dissolvono.
Dove saranno i concerti di Piano City Milano?
Il quartier generale rimane Villa Reale, in via Palestro, come gli anni scorsi, ma quest’anno abbiamo vari poli importanti in tutta la città e nelle periferie, da Santa Giulia a San Siro (Mare Milano), da Gratosoglio a Porta Genova, arriviamo fino a Monza. Anche quest’anno sono numerosi i mitici House Concerts, quelli con cui Piano City nasce: la gente apre al pubblico la propria casa con grande generosità ed entusiasmo.
Che cosa sogni per il futuro?
Non sono brava a fare programmi…
Dove vai la sera a bere?
Sono affezionata a Carlina e al Giamaica: il pianoforte è stato messo in sala anche un po‘ per me. Intramontabile anche il Bar Basso: a Maurizio chiedo sempre un Cicciobello. Ma se mi porti a scoprire qualche nuovo cocktail bar vengo volentieri!
Quali sono i tuoi ristoranti preferiti?
Dongiò, mi piace la cucina del sud, e un giapponese in Corso Garibaldi che però non ti dico perché mi piace tenerlo segreto e già è difficile trovare posto – qui mi piace stare al bancone.
Dove vai a divertirti di notte?
Sono grande fan di Nicola Guiducci per cui per me di notte esiste solo il Plastic!
Ti piace moltissimo Parigi, vero?
È una città in cui sto benissimo. Ho vissuto lì per un po‘ e lascio sempre qualcosa in sospeso per poterci tornare. Quasi come nel film Midnight in Paris!
https://www.youtube.com/watch?v=IvezGwPu5yE
Chi sono i tuoi amici?
Ho amici diversi tra loro e sparpagliati un po‘ ovunque, diversi per età, provenienza, abitudini. Tra gli amici che ho in comune con Zero, potrei citare Gillo Dorfles.
Chi è il tuo pianista preferito?
Bruno Canino, un’intelligenza e una sensibilità musicale superiore agli altri.
Mi spari invece il nome di un pianista negato?
A me non piacciono i tromboni della tastiera… Quelli che un po‘ troppo pieni di sé dimenticano la musica.
Chi sono i tuoi compositori preferiti?
Citerei tre autori recenti, potrei dirti Ligeti, Berio e Steve Reich.
Quelli che non ti piacciono, invece?
Non amo i compositori accademici. Senti, ho qui un elenco di 30 nomi però ho anche pensato che si è fatto tardi…
Che cosa fai stasera?
Non so, che dici? È l’una e un quarto. Magari andiamo al Plastic? Oppure potrei proporti un piano rave a casa mia.