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Queermacete

Le disco-bambinə delle ball più aperte e inclusive della città

quartiere NoLo

Geschrieben von Piergiorgio Caserini il 17 März 2021
Aggiornato il 19 April 2021

Anna Adamo e Guido Borso

Queermacete, lə quattro “disco-bambinə” altresì dettə queer babies che organizzano le ball tra i meandri del quartierino, online negli spazi ampi della quarantena, ma pure in giro per Milano fino a quel posto là in fondo che si chiama Brescia. Fanno serate, ovviamente, e se ne stanno a NoLo dove si dice che abbiano abbordato un palazzo per farne casa propria. Siamo riusciti a intercettare Aqua Raja, che ha spesso i baffi e a tratti un uncino.

Foto di Anna Adamo e Guido Borso
The queers are here

Apro subito una parentesi. A me acquaragia porta inevitabilmente a Fiorello che imita La Russa nel Gioca Jouer.

Eh, sicuro stava in the back of my head, sono cresciutə a pane e YouTube. Comunque, Acqua Raja arriva un po’ dalla cultura drag ma anche da una certa italianità. Ci volevamo divertire, e i nomi li abbiamo pensati insieme in quel senso.

Queermachete. Chi siete? E perché questo nome, perché il machete?

Intanto è Queermacete. Schiettamente, e senza l’acca. Poi perché è un po’ kawaii e un po’ violenza. Io sono Acqua Raja, unə disco-bambinə. Poi ci sono Lagwardia, Vir Jeans e Jean Dark, e ognunə di noi ha una sua personalità musicale e di presenza che manteniamo in costante evoluzione. Per darti un’idea, Lagwardia è sempre minimale, spesso un monocromo bianco o nero ma puntualmente bagnatə di glitter in faccia. È unə tipə discofunk, che ricorre tra gli anni Settanta e Ottanta, è il nostro world-map. Ti confesso anche che inizialmente era “Lagwardia di Finanza”, ma ci pareva un po’ troppo. Di malaugurio. Vir Jeans è un cowboy, letteralmente. Queer-pop, se vogliamo. Mentre Jean Dark è quellə che ci mette la techno fino all’alba, la nostra e-girl. Io metto soprattutto hip-hop, puttan-pop – che sarebbe il pop da dive anni Duemila tipo J-Lo, Britney… – e house. E non chiedermene ragioni ma sono un corsaro. Con i baffi.

Bene corsarə: per il corpo di questa grossa balena che è NoLo, cantaci della vostra storia e delle vostre imprese.

La storia vera e sincera è che io e Vir Jeans eravamo qui in giro durante la Design Week, nel 2019, e a un certo punto, dopo aver ascoltato djset in svariatissimi e classicissimi contesti da aperitivo milanese, abbiamo realizzato che erano tutti uomini. E che suonavano pure roba di merda, ma non è mica tutto. Il peggio è che nessuno pareva divertirsi, neppure chi stava suonando. Per bravi che fossero, non si facevano coinvolgere e non coinvolgevano nessuno. Per niente, nessuno ballava. Il resto è stato molto semplice, immediato: vista la nostra passione per le ball, abbiamo messo insieme le cose, volevamo divertirci e far divertire. È essenziale, altrimenti è inutile fare qualunque cosa.

Da dove nasce la passione per le ball?

È lì da sempre, ma c’è un momento particolare: la primissima volta che abbiamo fatto un dj set per un evento del collettivo, in Santeria. Il caso voleva che nello stesso momento alcunə amicə di Brescia, che avevano già avviato a loro volta un collettivo, WERK (aka: We Are Kweer), si erano messə a organizzare delle ball. Lo facevano con un carattere di apertura eccezionale, gratuitamente per giunta. E insomma ci hanno scritto e ci hanno invitato a suonare alla prima ball di Brescia. Nell’arco di quell’unica serata l’amore lì, scattato. Da quel momento abbiamo cominciato a suonare a tutte le loro ball, e a organizzare le nostre con WERK e tuttxcollective, qui a Milano.

Ti dirò, prima avevo un po’ la sindrome dell’impostore. Nella vita ma pure in questo, nelle altre ball. Trovavo che avessero quel genere di aspettativa che si lega al mondo degli eventi, alle copertine, per dire. Sarà anche per questo che le nostre ball tengono quell’apertura che incontrammo la prima volta, e c’è sempre stato il pienone, con pure ragazzetti di diciotto anni che danno letteralmente fuori di testa. Perché ci sono tuttə, c’è tutto: categorie di runaway che non sono quelle “istituzionali”, di face/realness, ma piuttosto cercano un’espressione il più libera possibile nella preparazione del proprio garment. Che sia elegante, creepy, wired o completely naked, insomma, senza nessuna criticità. Per dirti, alla ball di Natale – QUEER MASS – avevamo come categoria Grinch Eleganza Extravaganza.

Tutto questo lo facciamo consapevoli che la cultura ball ha una storia precisa senza la quale non staremmo qua. Quella di predecessorə, donne nere, individui non-binari e transgender che hanno voluto creare “luoghi salvavita” per minoranze latine, nere, lgbt+ a partire dagli anni Sessanta.

E il punto è anche questo: che per noi tutto è nato provando, sperimentandoci in modo spontaneo perché non ci sentiamo a casa da nessuna parte. Anche Milano, per quanto sia un po’ casa per tuttə, a volte la comunità è frammentata in gruppi e scene che ci tengono a mantenere una certa distanza. Noi ci siamo sentitə spesso esclusə, guardati dall’alto al basso anche all’interno della comunità lgbt+. Così ci siamo creatə un posto, una situazione in cui possiamo avere un ruolo. E in questo periodo ci e mi mancano tantissimo. Sono momenti in cui ci si sente davvero sé stessə.

Da Brescia a Milano a NoLo. Che giro.

Si è creata questa connessione astrale. È stato a Brescia che ho conosciuto questa drag che è diventata la mia mamma nella family, Chantal. La sua house è la House of LaPutah.  Che dire, è super weird, ci siamo piaciute da subito. Quando ci siamo incontrate per la prima volta lei si stava truccando, mettendosi una miriade di occhi sul viso. Mi accolse chiedendomi se fossi Carolina. Non lo ero di certo, ma da quel momento sono stata Carol, d’adozione. Se dovessi descrivertela, ti direi che è un pagliaccio un po’ creepy, e pure ossessionatə dall’esagerazione. Ci sono poi altre mamme, Paris LaPutah, Cruella LaPutah… siamo in tante. Ma la cosa bellissima è che abbiamo lo stesso palazzo.

Wtf, avete abbordato il palazzo?

Non proprio, ma lo viviamo come fossimo davvero una famiglia. Ci siamo ritrovatə, a distanza di un anno, a vivere questa situazione splendida di famiglia allargata, cosa che ci mancava parecchio qui in città. Credo che chiunque sia creasciutə queer o non-binary abbia bisogno di una famiglia adottiva fuori dalle mura di casa. Non è sempre facile sentirsi ben accoltə, e qui dentro abbiamo la giusta spensieratezza: non esistono discriminazioni o problemi di misgender, cosa in generale capita piuttosto spesso.

Ma non pensavo che mi sarebbero mancati così tanto i nostri eventi, le ball, suonare per persone queer di tutte le età e di tutti i generi. E invece è tra le cose che in questo periodo ho più sofferto. È come se una parte di me, Aqua Raja, fosse in letargo. Una grossa parte. In effetti nel giro di un solo anno Queermacete è diventato qualcosa di fondamentale: uno dei pochissimi momenti di lucidità nella follia di tutti i giorni. Lì è tutto iper-reale, esageratamente vero, matto e bellissimo. Insomma, in generale non ce la facciamo più ad aspettare. Anche perché qui a Milano il riscontro è stato stupendo, con tanto incoraggiamento da persone diversissime. Aspettando la prossima ball, vi diciamo che sarà sicuramente spettacolare, gratis e aperta a chiunque – come sempre.