Non serve aver ascoltato gli esiti su disco, questo è uno di quei casi in cui si va ampiamente sulla fiducia. Leggere uno accanto all’altro i nomi di due dei più avventurosi, eclettici e a loro modo visionari musicisti italiani non può che preludere a qualcosa di riuscito e probabilmente anche di magico. Da una parte Massimo Pupillo, bassista di quella macchina potente e per certi versi aliena di nome ZU; dall’altra Stefano Pilia, chitarrista dotato di una sensibilità unica grazie alla quale riesce a passare da progetti altamente sperimentali a contesti rock senza perdere un briciolo della sua riconoscibilità.
Non ci si stupisce a leggere che al primo incontro, dieci anni fa, Pupillo resta folgorato da Pilia, il quale nel corso degli anni viene coinvolto in alcune registrazioni degli ZU (quelle con David Tibet dei Current 93), fino a ospitare nella sua casa/studio di Bologna le session di Cortar Todo e Jhator. Le affinità elettive si trasformano in amicizia e sfociano in quello che è uno dei punti forti di entrambi, la capacità di collaborare per creare qualcosa di ancora più grande e intenso delle singole parti. Il risultato (almeno il primo di una potenziale serie) è Kenosis, album licenziato da Soave che vede i due musicisti “svuotarsi” delle proprie abitudini per approcciare in maniera diversa rispetto al solito i rispettivi strumenti.
Se avete già visto il live dell’album, saprete che è cosa buona e giusta replicare. Se non l’avete ancora fatto, l’occasione è perfetta anche per scoprire il Klang, nuovo spazio in zona Pigneto dedicato alla musica di ricerca (e al bere e mangiare bene) che dal 22 novembre – con un opening di 10 giorni – porterà a Roma una nuova esperienza immersiva dedicata al “suono”.
Written by Chiara Colli