Questa a Palazzo Reale è una mostra bellissima, non c’è bisogno dei numeri per affermarlo. Uno solo per tutti: vedere con i propri occhi in un corpo a corpo 19 sublimi opere di un pittore di cui ne restano in giro 35 è un privilegio assoluto, da non lasciarsi scappare. Però purtroppo qui cominciano anche i dolori, perché per poterle guardare con l’attenzione e l’agio che meritano bisognerebbe essere quasi soli nella sala, in silenzio e molto da vicino, possibilmente senza essere spintonati. La dimensione delle opere (piccola) e la natura della mostra, coltissima, che ricostruisce le avventure del più famoso degli amateur, il Cavalcaselle – mito della storia dell’arte italiana, che come un investigatore viaggiava tra le collezioni di mezza Europa per rintracciare i dipinti di Antonello, ridisegnandoli sui suoi taccuini e annotando ogni minuto particolare che potesse portare a una nuova attribuzione – sarebbero adatte a un eletto pubblico di esperti, non alle folle e alla comunicazione che una mostra a Palazzo Reale impone.

Se volete fruire in modo adeguato la bellezza dei ritratti, se volete cogliere la prima rappresentazione in assoluto delle isole Eolie (fantasiosamente poste dietro il porto di Messina nella Crocifissione del Museo nazionale Brukenthal di Sibiu in Romania), se non siete mai stati a Palazzo Abatellis o a Cefalù, studiatevi l’orario prima di prenotare, evitate scolaresche e flussi turistici, cercate di ottenere gli orari più scomodi e impensati, lontani da tutti.