Non ho idea se Helena Hauff sia una “hoarder”, uno di quei soggetti che gravitano nel baratro del disturbo da accumulo e iniziano a riempirsi casa di ogni tipo di cianfrusaglia, attribuendo a ogni elemento carattere affettivo e necessario. Il nome tecnico è disposofobia, ed è una malattia che mi ha sempre gasato. Non che io ne soffra a livelli patologici – anche se riconosco di avere un caos ordinato che mi impedisce di cestinare roba stupidissima e inutile – però, ecco, l’ho sempre ritenuta “vicina” a me.
Visto il fascino che esercita, alla visione del breve documentario dedicato ad Helena Hauff da Kaput Magazin ho pensato che pure lei c’avesse questi tarli. La vedi vestita come se recitasse in una puntata di “Derrick”, immersa nella polvere di casa sua, completamente accerchiata da synth, drum machine, 808, armamentari vari e tonnellate di vinili. Casino che le perdoniamo tranquillamente dato che attualmente è una di quelle tre-quattro figure cardine del djing che SI DEVONO ascoltare. Aspettatevi gli acidi, l’ebm, l’industria pesante, la 303. Al netto del disturbo di cui sopra, questa sera ci saranno già sufficienti motivi per mandare a quel paese in toto la vostra psiche.
Written by Kyösti Vainio