Polifonia, polluzione e politica. Questo è il manifesto di “Polymer” il decimo album dei Plaid, appena uscito, neanche a dirlo, per Warp. Era il 1997 quando il singolo “Lilith” – merito anche del featuring di una certa Björk, contenuto nello splendido “Not For Threes” – lanciò la carriera del duo inglese formato da Ed Handley e Andy Turner. Di certo già all’epoca non erano dei novellini, basta un nome per spiegare quasi tutto: The Black Dog. Ventidue anni dopo le macromolecole sonore firmate Plaid continuano ad accendere sinapsi, a smuovere coscienze, a divampare emozioni.

Collocati idealmente al centro del triangolo d’oro della Warp – i cui vertici sono Aphex Twin, Autechre e Boards of Canada – hanno plasmato la loro carriera come un polimero aperto, in continua evoluzione, capace di assorbire input dalla natura e dal creato, reale o virtuale poco importa. Ed ecco quindi le fonti d’ispirazione o per meglio dire i fattori scatenanti di “Polymer”, citando direttamente gli autori: «The problems and benefits of polymers felt like good themes for this album, their repetitious strength, endurance and troubling persistence, the natural versus the synthetic, silk and silicone, the significant effect they have on our lives».

Dopo il live dei Plaid sarà il turno di un altro veterano dell’elettronica europea, l’olandese Jochem George Paap, per tutti Speedy J. Oggi lo potremmo definire un producer a km zero – le ultime uscite sono tutte per la Stoor di Rotterdam, sua città natale – ma anche lui ha iniziato a produrre musica nei primi 90 per la Warp e soprattutto per la Plus 8 di Hawtin, per poi aprire i propri confini stilistici fino a diventare uno dei pilastri o dei martelli – dipende dalla prospettiva o dal set al quale si assiste – dell’immaginario techno.

Matteo Quinzi

PREZZI
Plaid > prevendita € 11,00 (€ 15 al botteghino)
Plaid + Speedy J > prevendita € 19,00 (€ 25 al botteghino)
Speedy J > prevendita € 14,00 – dalle 23,30 (€ 20 al botteghino)
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