La tradizione cinematografica italiana ha avuto periodi di così tanta abbondanza che, con il senno di poi, si può quasi parlare di “caso Sergio Leone”: costretto a lavorare in condizioni estreme, “esiliato” in Spagna e con attori pressoché sconosciuti al grande pubblico, la carriera del Maestro trasteverino non è certo stata un’acclamazione sin dal giorno zero.

La scalata al successo è arrivata, lenta ma inesorabile, con ogni nuovo film che si arricchiva di componenti ed elementi che ne hanno fatto arrivare il genio in tutto il mondo. Non stupisce quindi, che oggi sia riconosciuto come un creatore di icone, nonché uno dei registi più influenti della storia del cinema, riuscendo finalmente ad affrancarsi dalle etichette di genere che troppo presto lo avevano visto incasellato come ottimo autore di spaghetti western.

Dopo il suo ultimo film, “C’era una volta in America”, e la sua prematura scomparsa, la stella di Leone non ha più smesso di brillare e gli omaggi dei colleghi cresciuti con i suoi piani sequenza sono sempre attuali, anche a più di trent’anni di distanza dalle regie originali. Di retrospettive e pellicole restaurate non ci stancheremmo mai, però all’Ara Pacis per una volta si andrà oltre il regista e si conoscerà sia l’uomo che il suo percorso. Con “C’era una volta Sergio Leone” appassionati e non avranno l’opportunità di avvicinarsi davvero a Sergio e capire meglio come è nato un mito e la mitologia che lui stesso ha portato sullo schermo.