Per parlare di Lee Ranaldo ci vorrebbe lo spazio di un libro, forse di un’enciclopedia, tanta è la materia prodotta in oltre 30 anni di carriera, tale è l’importanza del suo ruolo in quella lunga storia d’amore torbido che vede protagonisti l’uomo e la chitarra elettrica. Una storia che Ranaldo ha interpretato a botte di feedback, e che continua a far vivere ogni volta che accende il suo amplificatore, certezza solida come poche per noi orfani dei Sonic Youth. Eppure non di sola distorsione vive l’uomo, e il signor Ranaldo si sta impegnando ormai da tempo nel ricordarcelo.
Cinque anni fa passò da Milano accompagnato soltanto da un assistente di scena per un concerto di folk rock sereno e profondo, nel quale la chitarra elettrica restava costantemente nella sua custodia. Questa volta il gran visir dell’elettricità si presenta con una serie di maschere nuove, proprio quando pensavamo le avesse ormai terminate. Per la rassegna “Natural disruptors” della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Ranaldo è curatore, musicista, performer. Dopo le prime due date in cui ha invitato Mary Lattimore, Yuri Landman e il duo Xylouris White, il chitarrista chiude la rassegna con una performance insieme all’artista visiva e regista Leah Singer, compagna (di lavoro e non) con cui collabora sin dal 1991.
“Contre Jour” non sarà un concerto, ma un esercizio di osservazione e ascolto profondi. La chitarra di Lee Ranaldo resterà sospesa al soffitto, accompagnata dal solo bordone di una corda oscillante. Un pendolo sonoro intorno a cui si muoveranno le immagini e le ombre dei video della regista. Una definitiva demolizione del palco, per inglobare tutto lo spazio circostante e portare il pubblico in immersione. Che poi è un po’ quello che Lee Ranaldo ha sempre fatto.
Written by Filip J Cauz