Una chitarra, un amplificatore, il piccolo palco di uno degli ultimi baluardi di resistenza attiva a Roma Est. A volte abbiamo soltanto bisogno di cose semplici per sognare, per immergerci in una dimensione parallela fatta di suoni, di ombre, di improvvisi sprazzi di luminosità. Musicista calabrese trapiantato a Bologna, dalla formazione elettroacustica, sperimentatore di suoni, manipolatore di bobine e field recording, Dominique Vaccaro un bel giorno imbracciò una chitarra e si sdoppiò.
Il suo alter ego aveva improbabili origini albanesi, una profonda passione per il blues, suonava una chitarra resofonica e portava uno strano nome: J.H. Guraj. È così che lo abbiamo conosciuto fra queste stesse mura del Fanfulla quattro anni fa, quando aprì in bellezza per una poetessa della chitarra, Marisa Anderson, per poi incontrarlo di nuovo l’anno scorso al Klang al fianco di Be My Delay nella sua versione in trio.
Questa sera torna con la sua chitarra e un vinile fresco di uscita per Maple Death Records, “Introspection / Migration”: un lavoro frutto di un viaggio personale iniziato nel 2014 e completato nel 2019 con l’aiuto di Dominique Vaccaro che ha aggiunto suoni, ha curato il missaggio, ha realizzato il collage che appare in copertina. Perchè Dominique è sempre presente, ma, non dimenticatelo, sul palco ci sarà ancora una volta lui, in perfetta solitudine, J.H. Guraj.
Written by Carlo Cimmino