Les Citoyens è un tributo all’arte e agli artisti, una mostra ordinata dove ogni cosa ha ragione di essere. Dietro la riflessione e la selezione si vede la mano di un artista: Guillermo Kuitca, chiamato a curare questo appuntamento della collaborazione tra Fondation Cartier e Triennale Milano. La si nota nelle affinità tra forme e spazio, negli accostamenti sottili ma non banali tra i corpi dei lavori e si vede nell’elevata qualità delle opere selezionate.

Les Citoyens sussurra per tutto il tempo, fa sentire accompagnati da un pensiero sotteso e presente. Non imponente ma chiaro. La leggera formalità del percorso espositivo è compensata da opere di grandissima presenza, complete e sostanziose nonostante la varietà di linguaggi e l’eterogeneità degli artisti.

Il video di Artavazd Pelechian, Les Habitants (1970), Agnès Varda con Les Veuves de Noirmoutier (2004-2005) e l’approccio tridimensionale di Moebius con La Planète encore (2010), sono immagini sensibili che portano dentro e fuori da mondi reali e immaginari. Le distanze tra questi universi si riducono ancora di più nell’installazione di Daido Moriyama, Polaroid Polaroid (1997) e si perdono del tutto nelle parole di Patty Smith, che risuonano nella rivisitazione dell’installazione di Kuitca stesso, David’s Living Room Revisited (2014-2021).

Lo sguardo che conduce lo spettatore attraverso la mostra è sempre a dimensione umana, ogni storia che viene raccontata parla di qualcosa vicino a noi. Non solo nella forma ma soprattutto nella sensibilità.