Rock acido americano, elettronica sperimentale europea, poliritmi caraibici, jazz, afro-funk: negli anni 70 il Venezuela è stato crocevia di un meltin pot di suoni e visioni cosmiche (messe su disco un paio di anni fa in ua raccolta compilata dalla fida Soul Jazz) che in una dimensione spazio-temporale indefinibile sembrano (s)materializzarsi nella musica di Bear Bones, Lay Low. All’anagrafe Ernesto Gonzales, originario del Venezuela ma ricollocatosi da anni in Belgio, parecchi album all’attivo tra cui un notevole split con quella creatura deforme di nome Gnod e un altro più recente con Don’t DJ, il producer sudamericano incrocia le narcosi esotiche alla Not Not Fun con i sintetizzatori spaziali teutonici degli anni d’oro, evolvendo continuamente e abbracciando anche elettroniche che rasentano l’8 bit.
Un’ambient oppiacea e sognante fatta di “nuvole di miele” e “cristalli di papavero” o magari un’elettronica in HD in colore fluo, insomma un gran mischione di roba, che per la nostra gioia torna tra le mura del Fanfulla. Apertura perfetta affidata ai tribalismi sci-fi del misterioso artista milanese della scuderia Artetetra con il suo ambiente sonoro composto da campioni singhiozzanti, schemi ritmici intermittenti ed elettronica fluttuante e chiusura con l’ipnosi liberatoria delle selezioni a cura di Hugo Sanchez.
Written by Mary Anne