Sangue, sangue, sangue. Streghe, foreste che si muovono, nati non di donna, omicidi, battaglie. Il potere, la brama, la colpa. Macbeth è il dramma della colpa, perché la brama di potere genera colpa, genera orrore. L’amore di Verdi per Shakespeare lo spinse a frequentare le sue opere ben tre volte: “Macbeth” fu la prima e, purtroppo, non abbiamo avuto modo di veder nascere “Re Lear”, che rimase nella sua testa per tutta la vita. Il compositore bussetano, profondo conoscitore dell’animo umano, riconobbe nel genio di Statford Upon Avon uno specchio, un trisavolo, il narratore assoluto della tragedia umana. “Macbeth”, più della gelosia di “Otello”, più dell’intimista “Falstaff”, rappresenta l’abisso in cui l’uomo precipita seguendo le proprie pulsioni.
E rappresenta anche l’opera della svolta da un punto di vista musicale, un punto di non ritorno verso la creazione di un suono più scuro, più ricco, più innovativo. Il Maestro Chailly, dopo “Giovanna d’Arco” e “Attila”, porta sul palco de La Scata la loro naturale conseguenza musicale, la storia del Signore di Glamis e della sua anima nera, Lady Macbeth, la signora dalle mani insanguinate e dal cuore bianco «My hands are of your color, but I shame to wear a heart so white». Cast eccezionale con Anna Netrebko, superstar ormai di casa a Sant’Ambrogio, con i suoi consueti compagni di scena Francesco Meli, Luca Salsi e con il ritorno dello straordinario Ildar Abdrazakov e della visionaria regia del team Livermore che non mancherà di impressionarci con effetti speciali.
Written by Alberto Bottalico