Una ruota panoramica in mattoncini Lego dai colori sgargianti illumina uno spazio intimo, che sa di infanzia. Due personaggi, interpretati da Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto, ora attori ora servi di scena, orchestrano la narrazione in un calibrato ondeggiare tra passato e presente, fra flashback e rivelazioni.
Ed è in un dialogo fitto e denso che deflagra all’Angelo Mai “Con la carabina” di Pauline Peyrade, tradotto da Paolo Bellomo. Il testo riprende un fatto di cronaca: un tribunale francese ha dichiarato una bambina di undici anni consenziente allo stupro che ha subito da parte di un amico del fratello maggiore; la bambina, diventata adulta, decide di farsi giustizia da sola.
La regia e gli ambienti creati da Licia Lanera sono pensati per luoghi piccoli, tali da creare un contatto ravvicinato con lo spettatore che si fa testimone scomodo di un sopruso assoluto, di un’ingiustizia indicibile. Siamo di fronte a un gioco dalle regole spietate, che rivela con cruda raffinatezza la fotografia sbiadita della ferita più profonda, del male nascosto in ciò che crediamo sicuro, dimostrandoci che anche dentro al peluche più morbido si nasconde la carcassa scuoiata di un animale indifeso.
Written by Emilia Agnesa