Ci sarebbe bastato saperlo con il basso saldamente fra le mani a sostenere le bordate jazzcore/metal/noise dei sempreverdi Zu, attivi ormai da oltre venti anni, ma poi lo abbiamo visto dividere il palco con Peter Brötzmann (Hairy Bones), Paal Nilssen-Love e Terrie Ex (OffOnOff), Thurston Moore, Jim O’ Rourke e Mats Gustafsson (Original Silence), Oren Ambarchi, Chris Corsano, e ne abbiamo voluto sempre di più.
E Massimo Pupillo, seguendo gusti musicali che lo conducevano in territori altri (vedi Coil), si è tuffato nell’elettronica, immergendosi in progetti che lo vedono al fianco di Cindytalk, Thighpaulsandra, Stefano Pilia, ed è proprio in loro compagnia che lo abbiamo più volte ascoltato negli ultimi anni. A questo punto potevamo essere tutti più che soddisfatti, ma in realtà non ne avevamo ancora abbastanza ed ecco allora il convincente esordio da solista su cassetta a nome Massimo Farjon Pupillo, tre brani fra ambient e drone usciti nel 2019 per Oltrarno Recordings, dove spicca una sorprendente cover di” All The Pretty Little Horses”, una ninna nanna della tradizione afroamericana resa famosa dalle innumerevoli reinterpretazioni nel corso degli anni, prime fra tutte quelle dei Current 93 e degli stessi Coil.
Un esordio seguito l’anno successivo da “The Black Iron Prison”, questa volta su Subsound Records, e da varie collaborazioni fino a “Songs of Stone”, che vede i testi di Gabriele Tinti letti da Malcolm McDowell e musicati da Massimo Pupillo. Il 2023 ha visto l’uscita di “My Own Private Afghanistan”, versione in vinile di una performance a/v presentata prima nella splendida Basilica di San Pancrazio e poi all’Angelo Mai, nata come sonorizzazione di un film amatoriale girato in Afghanistan nel 1969. Oggi Massimo torna al Glitch con la sua ultima incarnazione in solo, Industrial Slave, un progetto devoto al lato più industrial del musicista, proposto quasi in sordina lo scorso novembre all’Ex SNIA nell’ambito di Logos.
Written by Carlo Cimmino