Il racconto di un’azione, a teatro, è talvolta più potente dell’azione stessa, perché coinvolge l’immaginazione e permette a ogni spettatore di pensare e raffigurarsi una propria versione, trasformando quelle parole in una moltitudine di piccole interpretazioni individuali. La drammaturga iraniana Nasim Ahmadpour, insieme al regista Ali Asghar Dasht, ha ideato un dispositivo in cui due danzatori raccontano, come in una conferenza, i movimenti che vorrebbero compiere se potessero ballare. Ma cosa li trattiene dall’agire? Cosa significa essere un artista in Iran? Tra le parole emergono interrogativi più grandi e complessi rispetto a quelli di semplice posizionamento nello spazio.
Written by Francesca Rigato