Il primo incontro di Christophe Chassol con il pubblico romano fu al Monk a fine 2016, di lì a poco bissato all’ex caserma Guido Reni per Spring Attitude Festival. L’artista francese, parigino di nascita ma originario della Martinica, presentava “Big Sun”, terzo ed ultimo capitolo della sua trilogia audiovisiva iniziata nel 2011 con “Nola Cherie” (poi pubblicata nell’album “X-Pianos”) e proseguita due anni dopo con “Indiamore”. Non era jazz, non era pop, né elettronica, né world music, o forse un po’ di tutto questo fino a creare un genere a sé stante. La sua musica Chassol la chiama “ultrascore”, una colonna sonora all’ennesima potenza, un’esplorazione sonora dove il suono del pianoforte si intreccia ai campionamenti di suoni della natura o della caotica vita metropolitana, ad accompagnare le immagini che diventano i film che da sempre sono un tutt’uno con le sue composizioni.
Romaeuropa, che lo aveva già proposto nell’edizione 2019 del suo Festival con “Ludi”, lavoro che esplorava l’universo del gioco ispirandosi a “Il Giuoco delle Perle di Vetro” di Herman Hesse, presenta oggi in prima nazionale “Miroirs Étendus” che – perfetta chiusura del cerchio – accosta “City Life” di Steve Reich a due composizioni di Christophe Chassol, “Reich & Darwin” da “Big Sun” e la recente “Paris Noir”. Indicato da Chassol come una delle sue fonti d’ispirazione, il maestro del minimalismo americano mescolava in “City Life” il caos della frenetica New York al suono degli strumenti musicali che ne imitavano i rumori. Lo stile è chiaramente ben diverso, ma sono poi così lontani i suoni delle Antille e di Parigi utilizzati dal pianista francese?
Written by Carlo Cimmino