Generare dissonanza cognitiva nello spettatore: Maya Zack sa come farlo bene. Nei video che compongono la trilogia che si conclude con Counterlight – preceduto da Mother Economy (2007) e Black and White (2011) – l’artista israeliana, abbigliata come una signorina Rottermeier (solo meno alpina), recita se stessa nel tentativo di mettere ordine nel caos – della memoria, della storia, dell’insensatezza dell’esistenza. Un tentativo che si dimostra però vano: la Zack demiurgo nulla può, nonostante la sua assoluta dedizione, per far sì che le cose vadano come desiderato. La dimostrazione del fallimento è sotto gli occhi di tutti. E video, carte, disegni, rilievi e conteggi accuratissimi non fanno che testimoniare il carattere fragile ed elusivo di questo esperimento lungo un decennio.
Written by Enrica Murru